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suo sviluppo e ben pochi furono li scontri che, dalla fine del secolo decimottavo ai moti del risorgimento italiano, destarono molto fracasso. Mentre a Napoli, ove i Borboni vi contrapposero leggi severissime, rimase celebre, benchè di poco effetto, l’ordinanza tremenda che Ferdinando emanò nel 1841.

La tremenda ordinanza fu assaggiata da due giovani della società eletta di Napoli, Bruno e Legnani.... ma poi? Successe come in Toscana ove rimase più che impunito il duello di Gabriele Pepe (fratello del generale) con Alfonso Lamartine, duello provocato dai famosi quanto insolenti versi del Pellegrinaggio di Aroldo.


Nel 1861 vediamo Garibaldi (che per poco non duellò con Cialdini) ribellarsi alle sciocche esigenze del falso punto d’onore, E quando al suo campo per uno sciagurato equivoco corse sfida tra un generale e un colonnello, s’interpose. E, sebbene dall’equivoco fosse sorto un alterco e da questo ne fosse sortito uno schiaffo, Garibaldi impedì che il duello a morte convenuto tra i due avversari avesse luogo. Intervenne nella lotta fraticida e ricordando agli antagonisti che erano ambedue soldati per la difesa della patria, a cui solamente apparteneva la vita loro, li fece giurare sul proprio onore, che non avrebbero fatto più nulla fino a che la guerra si guerreggiasse; anzi, fino a che le condizioni della terra liberata non fossero militarmente assodate.

Non, però, riescì Garibaldi a pacificare gli animi; perchè era troppo radicata in quelli l’idea che uno schiaffo, anche dato per un diverbio, originato da un equivoco, non si potesse cancellare altrimenti che col sangue. Infatti, di lì a due anni i due avversari, egualmente noti pel valore e per l’intrepidezza, scesero sul terreno del combattimento singolare e molto bravamente si sciabolarono, come se al mondo avesse potuto esservi un mentitore capace di accusarli di viltà, se civilmente e per le vie pacifiche avessero risolto la triste vertenza.