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leresca turba la quiete, o commuove l’opinione pubblica. Espedienti bislacchi, sempre privi di pratica applicazione, spesso mancanti di senso comune.

Come nel passato, anche oggi, dopo un duello fatale, nel quale resta vittima una persona nota, si inalzano grida, e si reclamano editti e nuove e atrocissime leggi repressive contro i duellanti. E la rettorica dei nostri politicanti parolai che trova il suo sfogo; ma non conclude nulla, perchè il tarlo non si uccide con la iniezione più o meno profonda di pene, sibbene con l’educazione della massa gentiluomo, pari all’uomo onesto, come si praticò in Inghilterra.

Senza l’educazione civile le leggi servono a un bel niente. Impiccate, fin che volete; ma non impedirete al fanatico, al teppista, al camorrista e al mafioso di lavorare di coltello, se prima non lo avrete educato ad avere un santo orrore per l’uso di quell’arma micidiale!

Riandando il passato, trovo che la condizione fatta ai duellanti dalla legge del Reame di Napoli, la terra classica del duello alla macchia, non era delle più invidiabili. Tant’è, che nel 17181 il duca Tommaso Caracciolo fu condannato a ventimila ducati per reato di duello; nel 1720 una multa di diecimila ducati colpì un tale Orazio di Luca; mentre il duca di S. Elia e il marchese Dell’Oliveto furono processati per ordine del conte Carlo Borromeo, viceré di Napoli, e condannati a ingenti multe, previa confisca dei beni! Nel 1722 Antonio e Aniello Albani pagarono ciascuno diecimila ducati e subirono 5 mesi di prigione (viceré: Cardinale Althan); e al cavaliere Autellis furono sequestrati e venduti carrozze e cavalli per ducati 206 e tarì 7 e fu tenuto per 6 mesi in prigione, dalla quale uscì sborsando una multa di dodicimila ducati. Ma quale ne fu il risultato? Nulla!

Più tardi a Firenze e a Milano, per l’energia dei governatori, specialmente del Ferrer, e per l’indole della nobiltà, piuttosto superstiziosa, il duello trovò un forte ostacolo nel

  1. Queste note l’ho tolte da un manoscritto inedito del secolo scorso, conservato alla Braidense, nella collezione Morbio.