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Guérin esclama: «Io non ritiro niente!»

Allora l’uditorio si appassiona alla contesa fra Guérin e il presidente.

Molti chiamano Taxil rinnegato e canaglia.

L’udienza è sospesa.

Quando è ripresa, Guérin, dietro una esortazione del presidente, ritira l’espressione: «brigante» per non complicare il processo.

L’incidente è esaurito; ma l’avvocato Demange nella sua difesa stigmatizza violentemente il Taxil, che prima fu autore d’opere anticlericali, e adesso è collaboratore di giornali cattolici, e fu condannato per offesa ai buoni costumi.

L’uditorio ha applaudito, a questo passo, fragorosamente il Demange.

È stato notato che il procuratore generale della Repubblica, nella sua requisitoria, attaccò più la campagna antisemitica fatta dal Morès, che la regolarità del suo duello col Mayer».


1892. Valentini-Torre. — All’ultimo ballo dato dal Circolo italiano di Buenos-Ayres, nel 1892 (2 ottobre), mentre l’orchestra suonava i Lancieri, un signore Angelo Schejola promise quattro schiaffi a un signore Erminio Torre, commerciante in «oro sellado», ch’è quanto dire in oro napoletano, di poco valore.

Da ciò una lunga vertenza, rimasta insoluta per lungo tempo, malgrado le infinite pratiche dei padrini, e l’abuso di tutte le carabattole cavalleresche, che governano le cosidette vertenze d’onore.

Fra i rappresentanti, però, e in compenso, sorse un incidente, per risolvere il quale furono nominati come arbitri certi signori F. Romano e Julio Popper, col mandato di nominare un terzo collega.

Il prescelto fu appunto il povero Valentini.

Nel giurì, il Popper rappresentava la parte dei padrini