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contro gli italiani, imputati dell’assassinio del capo di polizia Hennessey, quattro anni prima del duello. Il giorno della esecuzione sommaria degli undici italiani, egli era penetrato alla testa dei linciatori nella prigione col revolver alla mano e più tardi si era vantato sovente della parte da lui presa in quel tragico fatto. Non è quindi improbabile, che nelle cause di rancore fra lui e il Lavia vi potesse essere anche un resto di ruggine, mai sparito, dopo quella sinistra faccenda.».


1891. (9 novembre) Contarini-Dosi. — Guardate come va il mondo!

A Messina nel mese di ottobre del 1891 due duelli che avevano tutte le probabilità di riuscire funesti, furono incruenti; a Messina il 10 di novembre, pochi giorni dopo, dunque, un duello, che per la causa e per la speranza si riteneva incruento, riescì fatale.

A distanza di un anno circa dal giorno in cui un avvocato italiano moriva a Mendrisio per ferita di spada infertagli da un ufficiale d’Africa, un ufficiale periva a Messina per ferita in duello infertagli da un borghese.

Col tenente Dosi, del quale qui parlo, sono diciassette almeno i cadaveri di duellanti che in dieci anni stanno dinanzi all’opinione pubblica italiana, che non ancora si rivolta contro la nefanda istituzione del duello.

Capisco; diciassette morti sono un nonnulla di fronte alle migliaia di persone che scendono sul campo dell’onore per uccidersi legalmente; che diciassette morti sono trascurabili di fronte a’ sacrificati alla vanità del duello in altri secoli. Ma io a’ que’ tempi non penso; di que’ fatti non mi curo, perchè non c’ero, nè mi appartengono. Inorridisco, invece, nel pensare a’ que’ diciassette sventurati, che giacciono morti per la cosa più stupida e piu cretina della terra, cioè pel duello.

In dieci anni sono diciassette famiglie immerse in un