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— Auff!... con malo modo sbuffa l’uomo sdraiato, mentre slancia un calcio alla valigia.

Il tenente correttamente:

— Scusi!

— Ma che scusi d’Egitto; guardi piuttosto a quello che fa! e cambiando postura volge la schiena al tenente che manda giù amaro, per non offrire uno spettacolo di poca correttezza alle signore presenti.

Collocata la valigia, il Cingia s’accorge che mentre tutti stavano pigiati come sardine, il suo uomo occupava più posti del prescritto, anche quello che a lui, nuovo venuto, sarebbe toccato.

Si arma di tutta la sua pazienza e con fare cortese:

— Signore, lo prego di farmi posto.

Il dormiente tiene duro.

Allora il tenente risolutamente:

— Signore, lo prego di farmi posto.

Il dormiente si volta e indicando un piccolo spazio tra il signore d’angolo e una signorina:

— Si segga lì!

— Niente affatto; non vo’ incomodare una signorina; mi faccia posto lei, o chiamo il conduttore.

Il dormiente si alzò e prendendosi l’angolo, con villania esclamò:

— Poveretto! non sarebbe buono proprio ad altro!

Il tenente Cingia, giovane di 25 anni, di carattere mite, ma risoluto, a quella canzonatura prese fuoco, come suol dirsi, e consegnando la sua carta di visita replicò:

— Badi, illustre signore, che sono buono anche ad altro.

— Pietro Cingia, tenente cavalleria, squadrone esploratori indigeni-Africa! Già non poteva essere che un ufficiale per avere tanto albagia; ma una le paga tutte, caro giovinetto; e le darò io la lezione che si merita!

Alzatosi in piedi l’interlocutore presenta la sua carta all’ufficiale, aggiungendo:

— Sono diretto a Milano; mi troverà all’Hôtel de France.

Il tenente che in quel momento sopportava per riguardo alle signore un nuovo affronto, si fece pallido dal risentimento; ma si frenò, pur rispondendo: