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col concorso dei medici per discutere se era il caso di continuare o no lo scontro.

I medici interpellati se il signor Parrini fosse nell’assoluta impossibilità di continuare hanno risposto che, nella loro coscienza, non potevano asserirlo.

Non ostante ciò, i secondi del signor De Witt proposero a quelli del signor Parrini di sentire il medesimo se, considerandosi soddisfatto, voleva resistere. Al che il Parrini rispose che si sentiva pienamente in forze e intendeva di continuare lo scontro.

Conseguentemente, rimessi i due primi in guardia, dopo diversi altri assalti, il signor Parrini ha riportato una ferita di punta al basso ventre, la quale, per la sua gravità, ha fatto cessare lo scontro.

I sottoscritti dichiarano che ambe le parti si sono comportate secondo le regole della più perfetta cavalleria, e che quindi resta esaurita ogni vertenza.

G. Malenotti.

G. Montepagani.

A. Muratori.


L’emozione per la sventurata e grave ferita toccata al Parrini fu enorme a Firenze; grande in tutta Italia. Da Firenze a Sesto fu un continuo viavai di persone che s’interessavano della vita del Parrini; durante i tre giorni ne’ quali fu un alternarsi continuo di speranze e di disperazione per la salvezza del ferito. — E quando il 22 luglio il prof. Parrini spirò, circondato dagli amici, sorse persistente la voce, che nel fatale duello tutto non s’era passato lealmente; mentre alcuni giornali qualificarono assassinio quello scontro, falsi i verbali!

Voci sparse ad arte, e precisamente ribadite da colui, che dopo i reporters poco precisi, doveva sentire il maggior peso morale di tanta sciagura, ed invece gridava: «Ma se la giustizia umana tacerà e centinaia di persone sorgessero