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Bello della persona, forte, piantato su due gambe ercoline, come un centauro della mitologia, aitante della persona, biondo, gentile d’aspetto e di modi, benchè alquanto bizzarro. Alle doti fisiche aggiungeva un’anima leale, un carattere aperto.... ed era di sentimenti ferventemente monarchici, i quali appunto lo indussero a far parte della schiera degli Ottanta.

Il risentimento contro gli articoli del Millelire e, di conseguenza contro l’autore di quelli, fu, adunque, di convinzione e non di persona.

Al risentimento tenne dietro una sfida accettata dal Millelire, che pochi giorni prima aveva ferito non lievemente in duello quel Gustavo Chiesi, animo nobile e mite, che ancor geme per ragione politica nel reclusorio di Finalborgo1.

Il duello fu concluso a condizioni gravi. La pistola fu l’arma scelta e tre colpi a tiro successivo dovevano essere scambiati dai due avversarî, alla distanza di quindici passi, con avanzata di cinque per ciascun colpo!

Come si vede, un duello dei più atroci, un duello all’americana, che il codice Zanardelli classifica tra gli assassinî. Se i sei colpi da spararsi avessero tutti colpito nel vuoto, alle pistole si sarebbero sostituite le sciabole, con duello ad oltranza.

La pugna crudele ebbe per teatro una località vicino a Monaco. Il Gibelli sparò primo; ma la pistola fallì il colpo.

La cortesia a questo punto subentrò al risentimento. Il Millelire, specialmente, sosteneva calorosamente come al Gibelli spettasse il sacrosanto diritto di riarmare il cane e di sparare di bel nuovo, poichè il colpo non era partito. Gibelli sosteneva il contrario con altrettanto calore e minacciò di andarsene, se non si obbligasse il Millelire a puntare e a sparare a sua volta.



  1. Gustavo Chiesi, animo buono, generoso, leale, amico sincero, e non di ventura, fu condannato dal Tribunale Militare di Milano a gravissima pena pe’ fatti di Maggio del 1898. Povero amico! Chi ti conosce, sa quanto immeritata sia la sofferenza che, per la follia di pochi, tu sopporti!