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tima guerra1, quando si trattava di combattere non a parole, ma coi fatti, seguì Garibaldi nelle Guide volontarie, ed ebbe il premio dato al valore.

«Un sentimento forse esagerato, ma nobilissimo e tale che veramente riflette le tradizioni della vecchia cavalleria, lo trasse a provocare il pericolo ed affrontarlo: fu un’aberrazione crudele, un cuore pagato a prezzo di una nobile vita di operoso e distinto cittadino.

«Nulla diremo dell’uccisore; egli fu provocato in tali condizioni che gli sarebbe stato impossibile rifiutare il cimento. Giustizia vuole che, piangendo l’estinto, non si trasmodi contro il superstite, il quale fu messo in tale condizione da non poter esimersi dallo scendere sul terreno alle condizioni imposte dal marchese Mazzacorati.

«Fu quest’ultimo che regolò ogni cosa, e il marchese Pizzardi non ebbe che a piegare il capo, non senza avvertire fino all’ultimo, che in faccia ai presenti ed al paese intendeva respingere qualunque responsabilità di partecipazione volontaria a quanto stava per avvenire.

«Ecco un particolare dolorosamente futile. Quando furono sul terreno, il Mazzacorati dispose tutto; fu egli che scelse il campo su un seminato di canapa. Pizzardi sorridendo disse:

— Ma qui parmi che si farà danno al Minghetti, calpestando canapa in erba.

— Uno dei due, rispose cupo e serio il povero Mazzacorati, rifarà il danno e ingrasserà il terreno».


E al 2 marzo il Monitore rettificava:

«Le persone che furono testimoni senza essere padrini al duello (!), non poterono rifiutarsi alla preghiera di dovere

  1. Quella del 1866, dell’Italia contro l’Austria, per la liberazione della Venezia.