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esattezza del racconto, desunto dalle sorgenti più sicure, quali i documenti che ho potuto raccogliere o consultare.
Se i documenti mi hanno tratto in inganno, il compito di rettificare spetta ai vivi tra coloro, che, direttamente o indirettamente (rappresentarono una parte qualsiasi nel somministrare vittime a quel raffinato e convenzionale assassinio, che diciamo duello).
Lo scopo, poi, di questi truci racconti di sangue versato, di petti generosi squarciati, di cuori nobilissimi trafitti, è quello di dimostrare con gli esempi la sciocchezza umana, la bruttezza e la incoerenza del combattimento singolare; in una parola, l’aberrazione della nostra società nel valutare la dignità dell’ente «uomo».
Narrerò, quindi, come taluni, spinti da un falso sentimento e da un non giusto apprezzamento del punto d’onore e della personalità, poterono macchiarsi di sangue umano, portando il lutto e la rovina in tante famiglie, talvolta in una nazione intera, per una amante pagata, che oggi, forse, fa la signora pia. Dirò, come e perchè tal’altri uccisero in duello un rivale per una femmina, oggi dimenticata, o caduta tra le braccia di mille: forse ammazzata dall’ultimo amico o protettore, raccolto nei bassi fondi sociali. Racconterò come altri freddarono l’avversario per opinioni politiche, che più tardi cambiarono con quelle della loro vittima. Dimostrerò come gli amici spedirono all’altro mondo gli amici per un nonnulla, per una parola innocente; ma pronunciata o udita sotto l’influenza di false esigenze sociali, le quali misurano le parole e le offese a un tanto al centimetro cubo di sangue umano, anche le parole e le offese di nessuna entità, dette o arrecate senza l’intenzione di apportare onta all’onore altrui.
Delittuosa esigenza questa della società nostra, per la quale in altri tempi, dei nostri meno civili, si indussero al combattimento singolare anche le donne, tra le quali resterà famosa la cantatrice Maussin1, che dopo di avere ucciso