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quello che è vero bene della patria sua, darà meco il suo consentimento al giornale diretto dalle SS. LL.

Del resto il mio voto, come adesione intellettuale, non può avere alcuna importanza presso personi di sì alto merito quali Elleno sono; ho fiducia nondimeno che vorranno di buon grado accoglierlo, come sincera espressione de’ miei sentimenti, delle mie più care speranze civili, e come tenera ma verace testimonianza della venerazione con che mi dò l’onore di segnarmi

Delle SS. LL. Ecc.me

Forlì, 18 maggio 1847.

Dev.mo Obbl.mo Servitore
Aurelio Saffi.


II


La battaglia di Caiazzo narrata da Cattabeni Attilio testimone e parte.

Giunto il Garibaldi a Napoli nel trionfale giorno 7 settembre 1860, suo primo compito dovea essere quello di ritardare le annessioni, ad effetto di potere compiere l’unità, non arrestandosi che a Roma — secondo — espugnare le fortezze di Capua e Gaeta, concentrando il proprio esercito sulla sinistra del Volturno. In quella vece, temendosi a Torino che, d’intelligenza col Mazzini, si meditasse proclamare a Napoli la repubblica, dovette il Dittatore, pochi giorni dopo il suo arrivo, recarsi a Palermo, ove le brighe Cavuriane per l’annessione immediata dell’isola non cessavano di farsi moleste.

Prima di partire avea egli affidato al Turr le sue schiere, con raccomandazione di limitarsi a lanciare piccole bande di volontari sulle comunicazioni del nemico. Il Turr consigliato dal Rustow a tentare l’occupazione di Caiazzo, ed invaghitosene, mentre studiava di far passare alcune schiere sulla destra del Volturno dovette inviare il Battaglione Cattabeni a Marcianise, per esservisi manifestato un moto di reazione borbonica.

Partito il battaglione da Napoli nella notte dal 13 al 14 settembre, quando giunse a Marcianise, la ciurmaglia, che avea cominciato a porre a sacco il paese, si die’ a fuggire; tuttavia i più feroci, presi con le armi alla mano, immediatimente giudicati da straordinario giurì militare vennero fucilati. Attendeva il Turr il ritorno del Maggiore