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Il cugino Attilio, come fu al Cattabeni compagno valoroso ne’ supremi cimenti, così volle essergli compagno indivisibile nella prigionia di Capua.1 Garibaldi, rendendo omaggio all’eroismo dei Cattabeni, promosse Gio: Battista a colonnello e nominò Attilio sottotenente. Entrambi dopo alcuni giorni furono liberati nel cambio dei prigionieri.

Ben diceva io dunque che l’avv. Andrea Cattabeni, recando nel novembre del 1860, con gli altri deputati delle Marche, il plebiscito al Re in Napoli, poteva andare altero. Mai più luminoso risplenduto avea il nome della sua famiglia. L’ing. Attilio con quella sua voce commossa, con quel gesto vivo e con quel lampo degli occhi fulminei, contrastanti bizzarramente con la canizie della barba e del lungo crine, tratteggiandomi il patriottismo e le eroiche gesta de’ suoi, si compiacque accennarmi che in uno di quei giorni tutti quattro i Cattabeni che trovavansi in Napoli, si riunirono assieme a banchetto ed ebbero l’onore di ricever visita d’omaggio dal più grande apostolo della rivoluzione italiana, Giuseppe Mazzini.

Ma l’Italia non era ancora affrancata che in parte — l’Italia era fatta ma non compiuta — alla sua corona mancavano fra l’altro due gemme fulgidissime: Roma e Venezia, e finchè Roma e Venezia erano staccate dalla madre patria, l’anima dei patrioti, primo il Garibaldi, non posava. Cimentarsi con l’Austria era affar periglioso, e per agevolarlo si pensava di suscitare l’azione contemporanea di altri popoli soggetti.

I Greci intanto (1862) eransi sollevati contro il loro re, e Garibaldi progettava col Governo di fare una spedizione in loro soccorso. A comandante della prima spedizione per la Grecia era stato prescelto Gio: Battista Cattabeni.


  1. Della battaglia di Caiazzo l’ing. Attilio Cattabeni trovasi ad avere scritto una particolareggiata narrazione nel volume biografico del cugino Gio: Battista fin dal 1895. Questa narrazione, che forma uno squarcio sentito e veramente splendido di storia, noi siam lieti di poter dar per la prima volta alla luce in appendice, come saggio dei volumi preziosi e tuttora inediti del Cattabeni, molto più che di tanti che ne ànno scritto come il Guerzoni, il Dumas, il Rustow, il Lacecilia, l’Anelli, il Celiai, il Belviglieri, il Zini, il Paganelli, il Pecorini, il Palomba, lo Stroffolini, lo Stefanoni, il Bartolini, senza contare i diari e le pubblicazioni periodiche del tempo, nessuno raccontò il fatto d’armi con verità ed esattezza secondo che avvenne e con i particolari del combattimento.