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una sollevazione borbonica, colà scoppiata al vecchio grido di Viva Marta! E il Cattabeni, come racconta l’Abba nelle sue Noterelle d’uno dei Mille (Da Quarto al Volturno. Bologna, Zanichelli, 1891, pag. 196), era tornato dopo aver quetato tutto, con due soli morti di quattordici che n’aveva condannati.»

Essendosi ritirato il Re di Napoli con grandi forze a Gaeta, il gen. Turr, comandante delle truppe garibaldine al Volturno, con poco tatto militare, deliberò di ordinar una ricognizione Attilio Cattabeni offensiva su Capua per antivenire una battaglia che stava preparandosi dai Borbonici e per impedire ad essi di portar soccorso alla loro sinistra, ove dovevano operare le colonne di Csudafy e di Gio: Battista Cattabeni. Di ciò che il Cattabeni col suo coraggioso cugino Attilio operò, e dell’avvenutogli nella fatal giornata di Caiazzo, crediamo non poter dar qui miglior ragguaglio di quello fatto brevemente da lui stesso al padre, non appena potè, in una lettera da Napoli il 14 ottobre, lettera che fu resa di pubblica ragione (Corriere delle Marche, N. 18, 24 ottobre 1860).

«Il giorno 18 settembre ebbi ordine dal general Turr di partire con i miei bravi Cacciatori per tentare la presa di Caiazzo, La notte del 18 fu passato il Volturno, e alle 7 del mattino (19) Caiazzo era in mio potere.

Nel mentre che i miei soldati si ristoravano, i regi mi attaccarono, e fortunatamente avevo così bene disposto gli avamposti, che invece di attenderli marciai contro loro; ma avendo da combattere con forze superiori, feci suonare la ritirata, e m’impossessai di una casa, e di una posizione a noi vantaggiosa. Un fuoco vivissimo s’impegnò per due ore ed ero già circondato, quando presi la risoluzione di sortire con i più risoluti, attac-