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stanti, animosi» come li chiama il Finali, aveano valorosamente militato col grado di maggiori, unitamente ad Attilio, figlio di Francesco (nato il 1836), nelle file di Garibaldi per la liberazione dell’Italia meridionale.

Vincenzo Cattabeni, venuto nel ’59 in Italia, dapprima erasi unito al gen. Ulloa, accettando l’invito di appartenere al suo stato maggiore nei Cacciatori degli Appennini in Toscana, i quali dovevano accorrere in Lombardia. Poi si era gittate nella Nazione armata voluta da Garibaldi: egli, con Medici, Cosenz, Corte, Mario era destinato per la liberazione degli Stati romani. Fallita però la spedizione Zambianchi, il Cattabeni si era imbarcato l’11 giugno 1860 con Medici, Corte, Mario per la Sicilia, dove aveva partecipato alla battaglia di Milazzo. Allorché poi Garibaldi, padrone della Sicilia, nella sera dell’8 agosto 1860 aveva ordinato al Musolino di tentare la sorpresa del forte Cavallo e l’insurrezione della Calabria, il Cattabeni era nel novero limitato dei volontari scelti fra i più audaci, insieme col Missori e col Mario (Guerzoni. Garibaldi, Firenze, Barbèra, 1882, Vol. II, Cap. 9°, pag 153). Fallita per un incidente l’impresa, quella mano di volontari aveva dovuto ritirarsi in Aspromonte, donde però, in seguito allo sbarco di Garibaldi a Melito, era discesa a prestar man forte per la presa di Reggio. Vincenzo Cattabeni, entrato da ultimo nello stato maggiore di Garibaldi, era stato al suo fianco nella battaglia del Volturno.

Il prode fratello di Vincenzo, Gio: Battista, dall’Australia, ove trovavasi esule, avute le nuove italiane, nel marzo del 1860 si era imbarcato per tornare in patria e era giunto a Torino il giorno che si annunziava la battaglia di Calatafimi. D’accordo col Bertani per la progettata spedizione negli Stati romani, a Bologna si era fatto organizzatore del battaglione dei Cacciatori bolognesi, che avrebbe avuto per obbiettivo le Marche. Ma contrastato il progetto dal Governo piemontese, il Cattabeni col suo battaglione, a cui aveva finito con l’ascriversi anche il cugino Attilio, nell’agosto si era imbarcato a Genova sul Klipper americano per il Golfo degli Aranci, donde poi, giunto il Garibaldi, aveva proseguito per la Sicilia, ed era passato nel Napoletano. Il gen. Turr il 13 settembre lo aveva inviato a Marcianise, grosso borgo in quel di Caserta, a sedare