Pagina:I Cairoli delle Marche - La famiglia Cattabeni.djvu/20


— 15 —

di Cattabeni, colà sopraggiunti, (Beghelli, Repubblica romana, Vol. I, pag. 17).

Mentre così Vincenzo Cattabeni aveva dato tutta l’anima sua alla difesa di Roma, il fratello Giov. Battista assisteva col valoroso suo braccio la Repubblica veneta morente. E delle sue gesta è traccia luminosa in documenti ufficiali. In un rapporto relativo all’eroica difesa del forte di Marghera, datato il 7 maggio 1849 e firmato dal comandante Girolamo Ulloa, si legge: «E qui mi fo un dovere di accennare con somma lode come una compagnia della legione del Sile, guidata dal segnalato suo capitano Cattabene, nel momento in cui infieriva la pioggia delle palle nemiche, si rendesse, fra gli evviva e le acclamazioni del presidio, alla discosta dimora del suo comandante, donde riportava in trionfo la sua bandiera, attraversando gran parte del forte.» (Monitore romano, N. 101, lunedì 14 maggio 1849). E l’Ulloa stesso così accenna a questo episodio ardimentoso nella sua storia: «Il comandante ordinò al capitano Cattabeni di prendere, colla sua compagnia, la bandiera della legione, e di fare il giro della fronte d’attacco affine di rianimare il coraggio della guarnigione; dappetutto sul suo passaggio non fu che un prolungato grido di viva l’Italia.» (Vol. II, pagg. 222-23).

Venezia aveva decretato di resistere allo straniero ad ogni costi, e resistette fino all’ultimo strenuamente. Dovutosi sgombrare il forte di Marghera ridotto un mucchio di rovine, la difesa fu concentrata alla testa del ponte della Laguna. Narra l’Ulloa (Vol. II, pag. 286) che «il capitano Cattabeni, segnalatosi specialmente nella spedizione del Cavallino e a Marghera, ebbe il comando dell’isola di San Giorgio in Alga», e osservando poi (pag. 294) che la Commissione militare sapeva distinguere il vero merito, menziona il Cattabeni fra «i principali capi che essa nominò per far fronte al nemico sul ponte e sul Brenta.» Con la difesa del ponte, nella quale cadde da valoroso l’intrepido Rossaroll, la Repubblica di Venezia diede l’anelito estremo, ma coprendo d’onore come Roma il vessillo italiano.

Eccetto che in Piemonte, il quale, fra tanta ruina, potè restare ultimo propugnacolo e custode delle speranze e del-