Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
— 6 — |
La famiglia Cattabeni si vuole in antico derivata dalla tribù araba dei Kahtan, di cui fa parola anche Plinio nella sua Storia naturale. Certo si è che un discendente di quella prosapia, Flaminio, grande amico e protettore del Tasso e figlio del ferrarese Lionello, generale di Alfonso I d’Este, (che era stato alla Corte d’Urbino per trattare le nozze di Giulia Della Rovere) venne nel secolo XVI a stabilirsi a Fossombrone, formando il capostipite del ramo marchigiano. Andrea Cattabeni Di questa progenie era l’avv. Giuseppe Cattabeni da Saltara, il quale, dopo essere stato Uditore della Repubblica di Genova, nel 1797 si stabilì a Senigallia, insieme con la consorte Teresa Guerrini da Monteacuto di Ancona, da cui ebbe cinque figli maschi, che di persona e con i loro discendenti, doveano, in modo più o meno segnalato, partecipare agli avvenimenti del tempo. Il maggiore di essi, Giovambattista, entrò nel 1807 nelle Guardie d’onore del Viceré d’Italia e parti poi per la sciagurata campagna di Russia, dove con tanto altro fiore di prodi perì al fatal passo della Beresina. L’altro fratello, Pietro, nato nel 1795, fu con il giovane conte Giovanni Maria Mastai, della guardia d’onore, che a Senigallia mosse incontro a Re Gioacchino in marcia per l’impresa dell’Indipendenza. Andrea e Francesco, quasi coetanei, per esser nato il primo nel 1793 e nel 1794 l’altro, bevvero fin dagli anni fortunosi della loro prima giovinezza l’amore d’Italia.
Troncate nel 1815, così sinistramente, le patrie speranze e ridotta l’Italia «più serva, più vil, più derisa», le ardenti anime dei fratelli Cattabeni non furono insensibili al rammarico ed allo sdegno che ferirono il cuore dei liberali, fra cui era lo stesso