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asperamente interscalpti, et sencia contumacia rosicante del durissimo smirilio, tali Triglyphi così egregiamente expressi. Ma cum opportuni celti et scalpelli de sì facta temperatura, quale ignora gli nostri moderni artifici, cum praecipua nitella splendescenti. Tutta la intervallata area dunque (in medio della quale excitato era di questo spectatissimo artificio della celebre et sumptuosa fontana) havea il pavimento lapideo di quadrature di fini marmori di vario colore et deformatura. Nelle quale meno del suo capto erano intro appacti bellissimamente rotundi di gratioso diaspro cum summa aequabilitate amussi, dissentanei del coloramento. Et gli relicti angoli cum volubile fronde et lilii venustamente satisfacti erano. Daposcia le large liste, overo fascie, tra le quadrature mirai di optimo tessellato di gratissime petre di colore, cum minuta incisura. In foglie verdacie cum punicei fiori Cyanei, Phoenicei et Glauci, tanto meglio confederatamente coagmentati cum obstinata cohaesione, quanto meno io il saperia exprimere, di artificiosa compositione, et di eximia collustratione nitidissimo, di diligente xesturgia, nobile deformatura. Più vago di coloratione, che non dimonstra il crystallo di varia tinctura dagli solarii radii repercosso. Perché gli colori circunducti, cum lepidissimo congresso in esse terse petre reflectevano niuno grado accusatose negli sectilii Tesseri, Scutuli, Trigoni, Quadrati, ma cum planissima directione, coaequissimi. Per le quale tutte cose, quasi io rimansi degli sensi allucinato et stupido fra me solertemente examinando l’opera summamente insigne, quale di videre non fui assueto. Et volentieri io harei voluto di alquanto pausarme, et tale dignitate di operatura sarebbe stato necessario cum più protracta mora investigare, et alquanto cum più diligentia contemplare, ma io non potea, perché convenevole se offeriva le comite faconde et mie ductrice sedulo sequire. L’aspecto dunque di questo sumptuoso, magnifico, et superbo Pallatio et la sua approbata situatione, o vero collocatione, et la Symmetria della miravegliosa compositione, nel primo congresso mi conciliava ad una praecipua hilaritate et venusta gratia, per la dignitate della quale factura, al progresso di oltra più contemplare fui provocato. Per la quale cosa meritamente arbitrava, che il peritissimo aedificatore sopra qualunque altro, che mai fabricasse fusse praestante, quale dunque contignatione trabeata et di canterii, quale distributa dispositione di conclavi, et penetrali, et caviedii? quali parieti di pretioso coassamento intecti, et incrustati, quale miro ordine di ornato, quale perenne coloratione pigmentaria degli alamenti, quale regula di columnatione et intervallo, et quivi per questo