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solaciantise le festigiante damigelle, faconde et facete, pervenissimo sencia avedersene in uno celebre loco, summamente amoeno. Quivi cum decente ordine et distantia era una percupressata via de driti et excelsi cupressi, cum gli sui angulosi et rimati Coni, densi di frondatura quanto essere per sua natura poteano, et compositamente collocati. Et il coaequato solo per omni parte di verdissima vincapervinca contecto, abondante degli sui flosculi azurini. La quale ornata via di debito laxamento lata, ad una verdegiante clausura directamente tendeva, et alla apertione di quella, ad libella gli cupressi distributi, di longitudine di stadii quatro. Al quale claustro pervenuti laetamente, trovai quello aequilatero, di tre alamenti, alla simigliancia di drito muro, alto quanto gli sublimi Cupressi della via. Il quale era tutto di spectatissimi Citri, di Naranci, et di Limoni, cum gratissima foliatura compressamente congesti, et cum artificiosa cohaesione innexi, et di pedi sei iudicai la sua crassitudine. Cum una porta nel mediano inflexa del proprio arborario, cum diligente industria del artifice compositamente conducto, quanto meglio dire si potrebbe né fare. Di sopra al conveniente loco, erano ordinate fenestre. Diqué nella superficie ligno overo stipite alcuno se pandeva, ma solamente delle florulente fronde la periucunda et grata virdura. Tra le belle, folte, et vivace foglie era del candido fiore cumulatissimamente ornato, odore naranceo spirante suavissimo et ad gli desiderosi ochii, maturi fructi et imperfecti summamente delectabili copiosi se offerivano. Poscia nella interstitia crassitudine, mirai gli rami (non sencia miraveglia) per tale magisterio Compacti, che per quegli commodamente se saliva per tutta la capace compositione. Onde per la fultura degli nexi rami gli salienti non apparevano. Intrando dunque nui in questa verdosa et quam gratissima clausura ad gli ochii summamente spectabile, et ad lo intellecto dignia di aestimatione, vidi che l’era uno elegante claustro in fronte ad uno mirando pallatio et amplissimo, et di symmetriata architectura eximio et molto magnifico. Il quale della frondifera conclusione rendeva il quarto alamento, di longitudine passi sexanta. Et era questo ambito uno Hypaethrio quadrato subdiale. Nella parte mediana di questa spectatissima area, vidi uno eximio fonte di limpidissime aque, scaturiente in alto fina alla sublimitate quasi della viridante clausura per angustissime fistulette, et giù in una larga concha cadevano, la quale era di finissimo amethysto il cui diametro tre passi continiva, di crassitudine quadrante verso gli labri in uncia demigrante, di excellentissima fusura, circuncirca apparendo di anaglypho dignissimi expressi di monstri aquatuli. Di quanti mai gli antiquarii inventori in