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opportuno mi fue questa tale lenitiva unctione et salubre lotura. Perché oltra la mirabile suavitate, praecipuamente proficuo alle prosternate membre se praestoe nella mia praeterita et tanto periculosa fuga. Daposcia tutti induti, et elle alquanto di longiuscula mora nella Nymphale politura, strisso, et ornamento detente, cum grande feste alacre, domesticamente aperseron gli vasi de gli delicatissimi confecti, consolabonde gustorono et io, sequendo poi il pretioso poto. Dunque sufficientemente refecte, et reiterabonde ad gli speculi cum scrupuloso examine del decoramento delle dive praesentie, et della luculente fronte ombrata di globuli, degli flavi crinuli antependuli. Et cum limpico tegmine gli madidi crini obvoluti, finalmente laetabonde mi disseron. Poliphile hora alla nostra inclyta et sublime Regina Eleuterilida cum laeto animo andiamo, ove maiore oblectamento sentirai, ridibonde suggiungendo. Heus l’aqua pure te percosse nel viso. Et rinovavano il dolce riso, sencia alcuna misura, alacremente di me solaciantise, l’una cum l’altra innuentise cum lascivo nictare di ochii, et cum Hirqueo intuito, overo transverso. Et d’indi facendo gratioso discesso in medio delle festevole fanciulle andando, dolcemente incominciorono di cantilare in phrygio tono rithmiticamente, una faceta metamorphosi. Conciosia cosa che volendose uno inamorato cum unctione in avicula tramutarse, il bussolo fallite, et transformosi in rude asino. Concludendo che alcuni credono essere le uncture ad uno effecto, et daposcia è ad uno altro. Per questo io suspicai quasi che in me si risolvesse il motivo, per gli sembianti sui verso me ridiculosi convertiti, ma io diciò alhora non feci altro pensiero. Arbitrando dunque accortamente che quella unguentatione a solevamento degli membri fessi stata mi fusse. Ecco che io repente incomincio tanto in lasciva prurigine et in stimulosa libidine incitarme, che tutto me rivolvea torquentime. Et quelle versute licentemente rideano, sapendo il mio tale accidente. In tanto vegetavase, che io me sentiva in grande irritamento ognhora più extimulare. Onde io non so quale morso, overo pastomo me cohibisceron, che in esse quale rabida et affamata aquila tra una turma di perdice rapace et perpete sé dil aire praecipita, non invadesse raptore. Così né più, né manco era fortemente istimulato alla violentia. Et tanto incitamento omni hora incrementare sentendo, salace et pruriente me cruciava. Et tanto più oltra mensura di venerea libidine prono flagrava, quanto che sì opportuni et accommodati obiecti violentissimi se offerivano, incremento di una quasi perniciosissima peste et di inexperta urigine percito. Una dunque di queste flammigere Nymphe di nome Aphea ludibonda mi disse. Poliphile che hai tu? Ad hora laeto scherciavi, et hora io te vedo alterato et mutitato. Io li dissi. Perdonatime che me contorqueo più che