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ce congenularme dovesse, overo regyrare et retro ritrarme (il perché certamente ad me se offerivano clemente fanciulle, et altro che humanitate havere et dil celeste) overo constante et immutabile cusì perseverare. Postremamente consultatome di volere fare periculo et arisicarme diciò che succedere potesse, tuttavia suadentimi, che per niuna coniectura, in queste trovare si potrebbe alcuna inhumanitate né saevitia. Et maxime che lo innocente seco porta la protectione. Excitai dunque il tepidato animo ancora refrenato da torpente verecundia, conoscendome indignamente in questo forsa sancto loco, et solatioso convento di delicatissime et dive Nymphe adventato. Ancora non cum sincero et tranquillato animo mi suadeva quivi ingresso et pervenuto, temerariamente forsa negli prohibiti lochi et vetata patria, et cum improbo auso. Rivolvendo adunque cusì facti cogitamenti da me ad me. Ecco una di queste più confisa et audace ardelia disse. Chi sei tu he? Alhora tuto conturbato tra la familiare paura et subito pudore, non sapea che dire né che respondere, et tra che la voce inseme cum il spirito interdicti, semivivo, et quale statua io rimansi. Ma quelle probe puelle animadvertendo, che in me era reale et humana effigie, ma territo, et formidoloso tutte se approximorono dicendo. O giovane qui qui sei, già mai quivi, gli nostri aspecti et praesentie non te doverebono formidare, dunque unquantulo non dubitare. Imperoché quivi non si usa saevitia alcuna, né dispiacere troverai per alcuno modo, dunque chi sei tu? Parla non temere.
Ad questa petitione havendo la voce alquanto reassumpta, da quegli illici et nymphei aspecti excitata, et dal dolce parlare rivocata, respondendo li dissi. Dive Nymphe. Io sum el più disgratiato et infoelice amante che trovare al mundo unque se potesse. Amo, et quella che tanto ardente amo et cordialmente appetisco, io ignoro dove ella et me si sia. Et per il maiore et mortale periculo che mai sapesse exprimere, quivi conducto et pervenuto sum. Et già a gli ochii provocate le pietose lachrime, et in terra curvato et ad li virginali pedi provolutome, pietate per il summo Idio supplico suspirante io vociferai. De subito nel suo molliculo core da miseritudine et da pietosa dolceza tute exagitate, et quasi il simigliante a lachrymule commote, et per gli brachii da terra officiose et certante trahendome, me sublevorono, et cum dolcissimo et blandiculo eloquio lepidule mi disseron.
Pensamo misello anci cusì è che per la via cusì facta per la quale mischino sei tu quivi introgresso rari poteno campare. Ma tra tutte le cose summamente lauda la divina potentia et la benignitate dilla tua stella. Imperoché uno extremo periculo horamai sei evaso. Ma al praesente più non è da dubitare alcuna cosa perturbativa, né molesta insultante, che per questa via forsa beato trovarte facilmente potresti, seda et retranquilla dunque et l’animo tuo conforta. Imperoché quivi, come manifesto tu vedi è loco di piacere et di dilecto, et non di dolore né de alcuno terriculamento. Perché la aetate uniforme, il sito sicuro invariabile, il tempo non curriculo, la iocunda commoditate, il gratioso et sotiale convicto,
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