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Cum oroli deorati, gli calciamenti sopra le nivee suffragine cum sinuata apertione, revincti strictamente confibulati cum corigie traiectate per le fibule d’oro, et altramente cum ansulette di torquei aurei cum exquisita innodatura commendati. Et ove era il confine dilla circunstantia dille fimbrie, di inexcogitabile cordellatura ornate da le moderate aure impulse le rotunde et elephantine gambe spesse fiate alquanto manifestare.
Elle dunque di me animadvertendo alhora, il Nympheo grado affermando steteron, vacabonde dal suo dolce canto, repentinamente invase da questa novitate di me in quello loco adventicio. Et mutuamente maravegliantise et curiose tacitamente explorantime, insolente gli apparve et inusitato. In quella celebre patria homo alieno et extrario cusì a caso essere pervenuto. Per la quale cagione per uno poco di spatio steteron tra esse una all’altra cum secreto murmurillo, et molte fiate a rimirarme scrutarie inclinantise. Quale si phantasma stato io fusse, omè io me sentiva in quel puncto tutte le viscere quassare. Quale foglie di Accori vibrante ad gli impetuosi venti. Imperoché apena rassicurato essendo dil crebro dicto spavento, che immediate et meritamente arbitrando in sé havere, oltra la conditione humana, altro non conoscendo, dilla divina visione dubitai che alla cinerea, Semele apparve, dalla simulata forma di Beroe Epidaura decepta. Heu me da capo incominciai di trepidare, più timido divenuto, che li pavidi hymnuli la fulva Leena di fame rugiente vedendo. Tra me contendente se ad terra suppli-