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dil fonte emisario intrava et irriguo in una fractea, overo clausura non diforme di altecia di compositi rosarii, et ordinatamente impexi, di multiplice maniere ornati di olente rose. Irrorava fundentise in uno praedio, di papiracie Mixe, overo muse, cum grandissime foglie, lacerate dalle flante aure, cum il stipato grumo pendente dil dulcissimo fructo. Et di altri gratissimi fructeti referto, era ancora la Cynara grata a Venere, et la verdigiante Colocassia cum le scutacee foglie, et di infiniti Sativi. Et remirando alla planicie vidi in omni parte verdissimo, di varietate diseminata di fiori ornatamente depicto, di gialli dil ranunculo, et di pede ranino overo buphthalmo, et di pavonaci dil Satyrione, dilla minora Centaurea, et dil coronario Melliloto, et degli minuti dilla Eufragia, et degli aurei dilla Scandice, et degli fioriti Naponculi et degli azurini dilla Sclareola, et di Gladioli segietali, et di Frage cum fiori et fructi, et la minuta Achillea cum candidi muscarioli et la Seratula, et Pancuculo, et d’infiniti altri bellissimi floruli. Diqué di mirifica amoenitate perdito consolabondo me sentiva. Et indi et quindi cum mensurata et digesta distantia et intervallo, cum gratiosi spatii compositamente et ad libella erano gli verdiferi Naranci et limonarii et pomarii adami, cum gli rami aequati uno passo da terra sospesi, folti de fronde, quale il colore Hyalino appare di turbinata forma, cioè di fastigiata longecia et nel imo rotundati cum ubertate degli sui fiori et fructi, cum suavissimo odore spiranti. Dal quale non parcamente il serato core sentiva summamente ricentare (forsi invaso dal pestilente fetore et tabifico fiato anguineo).
Per la quale cosa molto istava cogitabondo sospeso et pieno di stupore in quale loco al praesente me ritrovasse, tanto ad gli mei sensi delectabile, praecipuamente havendo la miravegliosa fontana accuratamente speculato, la varietate di herbe, il coloramento degli fiori, il loco di arbori consito. La nobile et accommodissima dispositione dil sito, il suave canto et irrequieto degli ucielli, il temperamento et dil aire purgatissimo. Tutto per questo contento me reputato harei, si incola alcuno io quivi ritrovato havessi. Et alquanto mi angeva la petulantia di procedere, iucundo sempre più offerentisi ad me il benigno loco, avegna che totalmente non se fossi ancora disglutinato dilla rapace memoria né eradicato il terrore praeterito. Et per questa sola cagione ancipite me affermai, non sapendo, ove et da quale parte ire et aviarme.
Stante dunque in tale suspensione d’animo, tutto commoto pensando dil terrifico dracone, et essere entrato ove non sapea subito pululando nella memoria gli hieraglyphi dil lato sinistro dil ponte, dubitai de improperare in qualche adverso accidente. Et non essere vanamente posto ad gli