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modulata intercalatura. Sopra gli quali principiava la inversa gradatione d’una copiosa coronice. Ultra poscia questa dirupta coronatione, demolito et fracto vedevase la maiore parte, cum vestigio, overo imitatione di fenestre binate et magne, orbate de gli ornati. Malamente indicando quale si fusse lo aedificio definito et perfecto. Sotto la praelibata trabe derivava la cima, overo il fastigiato culmo dil frontispicio dilla praeservata porta. Ove tra la proclinatione sua et tra la liniatura dil trabe imitava quel spatio la figura scalina, che monstra uno trigonio di pleure, overo coste inaequale. Sotto il trabe nel spatio tra le columne, era sostentato di mirifici mutuli, cum artificioso intervacuo, in questa descripta figura quanto poteva amplexare il maiore spatio, excavati erano dui rotondi ad imitamento d’una platina circumligata per gli labii di undiculatione, gullule, et scotie, ove nella summa gradatione in medio de gli circumscripti liniamenti tuberava uno Thoro, investito nobilmente di querna folliatura, compaginatamente una subiecta all’altra, circumvinculate di lori alveati, cum dispersi fructi. Intro dille quale residevano due venerande imagine, expedite dal vaso cioè dal concavo. Dal diaphragma in su. La toraca parte coperta di palio sopra il sinistro humero in nodatura antiquaria. Cum hirsute barbe et fronti laureati, cum indole digna et maiestale.

Nella quadrata proiectura dil Zophoro sopra le antescripte columne in fronte, era tale caelatura. Una Aquila cum le ale passe, cum le ungiute branchie pausava sopra uno turgido fasciculo di fronde et fructi nel medio pandante. Le gracile extremitate dil quale de qui et de lì invinculate di varicante Cymose suspese erano tenute, di exactura quasi pervia.

Dunque la perspicua Porta expedita nella planitie dill’alamento intercollumnio di marmoro coaxatamente tabulato cum summa approbatione era situata. Per la quale cosa alquanto essendo accommodata la exigente dimonstratione, degli più principali membri dilla dicta magnifica porta. Parmi nel sequente opportunamente explanare gli sui grati et pervenusti ornamenti. Perché ad lo architecto arduo più se praesta lo essere, cha il bene essere. Questo è che optimamente primo ad isso s’appertene il solido disponere, et nell’animo definire (come sopra dicto fui) dila universale

fabrica, cha gli ornati. Gli quali sono accessorii al principa-

le. Dunque al primo, la foecunda peritia di uno solamente si

richiede. Ma al secundo molti manuali, overo opera-

tori Idiote (chiamati dagli Graeci Ergati) neces-

sarii concorreno. I quali (come dicto è)

sono gl’instrumenti dillo

Architecto.