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la tertia pauculo meno che coeleste, como sencia fallo iudicai, mirava in propatulo et palesemente mysterii et arcane visione, raro agli mortali, et materiali sensi permesso cernere. Ma io che per speciale gratia, et singulare indulto, et gratioso privilegio, il tutto era explorante, et diligente et accuratissimo contemplava il divino munere largito che vulnerato a mi gratiosamente offeriva lo ignigeno Cupidine. Il quale cum certa et secura coniectura sperava teco conquistare et adepto amorosamente fruire. Et quivi scrupulosamente allucinata et attonita, che in uno corpusculo Nymphale praecipuamente fusseron cumulate tutte le elegantie et venusto filamento de bellece, et perfectamente omni agregaria formositate remirando, ancora gli praesenti Numini in admiratione provocati. Vedeva tra le altre cose spectatissime et coelite, dui corruscanti et splendidi ochii, più chiari che stelle matutine, che diresti Phoebo geminato sotto quegli cilii splendescente, scintillanti sagittule d’oro sencia intercalato, nel mio cusì lubentissimo obiecto, communicando il splendore de omni insigne virtute praenitente. Gli quali non meno unoquantulo che radii del lucentissimo Sole il mio intento risguardo vacillare facevano. Molto più sencia istima salutari et gratiosi, che agli naufraganti il propinquo littore. Et più che la ricuperata salute al aegrotante. Et più che non fureno le anxie divitie a Dario. Le victorie ad Alexandro. Et più che il cremento dell’imbrifico Nilo agli campi Aegyptii. Et più che a Baccho la glebulenta terra. Et più che la rara alla bionda Cerere. Et quivi la bellissima Nympha decoramento etherio a tutte le altre conspicue bellitudine sola praestante decorissima amabile se offeriva, cum lacteo pecto, nel quale amore havea facto il suo delitioso Pomerio, et amoenissimo hortulo, manifesto seminario et vestigio di Iove, cum aurea intrilicatura delle sue conglobate trece, cum Nympheo exquisito, la Geniale cervice circundante, et eximie praestringente, et sencia arte Ciniflonea crispante instabillule. Et parte effuse undiculose sopra le candidissime spalle. Le quale candicavano nivale Candore, adulterate di liquamine roseo. Più desiderabile offerentise che lo sacro oro alla iniqua Atalanta. Et più che a Myrmice servo. Et più che alla traditrice Tarpeia lo brachiale ornato. Né ancora cusì opportuna se praestava la strophiola Laurea al calvitio di Caesaro, né tanto salubre et efficace fue alla inamorata Faustina il cruore del misero Gladiatore. Quale opportuna saluberrima et efficacissima et praesentanea medella essa al mio fornaceo fervore molto più peracceptissima che il conceptabulo della lutulenta aqua a Lucio cum lo ignito tomento stupeo appareva. Tanto dunque è la sua bellecia che io non credo de tale et tanta esser stata Deioipea promessa ad Eulo. Essendo dunque per tale modo rapta et sublimata, et di mirare le coeleste