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Audite benignamente le mie lamentabile querimonie, ad sé immediate la gloriosa Dea et sublime domina, chiamoe il volante genito domandando ello, quale era stata la causa di tanta iniuria. Ello allhora surridendo et alubescendo, cusì prese a dire. Matre amorosa non sarae protracto di tempo, che concinne et coaptate sarano le praesente lite et discordi animi, cum reciproche vicissitudine di aequabilitate. Né non prima hebbe prolate lepidamente queste parolette, che il melliloquo se rivoltoe ad me dicendo. Mira diligentemente questa spectanda imagine. Quanti sarebbono quelli, gli quali quantunque magni, contentissimi se reputarebono, extimantise beati, beatifici, et optimi, solamente specularla, non che da ella essere amati. Che tale virgine Thalasio non hebbe per sorte nello rapto delle Sabine (monstrantime quella vera et diva effigie di Polia) et attendi, et cum miro affecto appretia questi particulari muneri, dagli Dii pretiosissimi dati, non se debono aspernare, perché quantunque nui siamo assueti agli terrigeni concedere, nientedimeno, molti gli vorebbono, et non gli possono consequire. Quale gratiosamente pretiosissimo hora ti dono. Et le primitie de sì gloriosa congerie di virtute et corporarie bellece, che io gratioso ti offerisco.