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fue ornato triumpho, quale il glorioso nostro. Et peroe le flebile angustie, et ingrato moerore reseca, et totalmente amputa defecto. Et di tanto fasce et angaria tyrannica ritorna in pretiosissima libertate, diloricato, soluto, et expedito, et in festigianti dilecti mutate. Perché hogi mai ne li curriculi saeculi più beato et foelice serà comperto alcuno. Quale per le obtente gratie sei tu devenuto. Per la quale cosa non dubito uno punctulo, che gli benigni et superni Dii, alla mia amorosa cagione miserati favorigiavano patrocinando. Et io vidi quello, che longo protracto voria il disertare, et a pena il saperei exprimere. Venere dunque Domina era alhora, sencia dubitare seiugata et lontana da la freda, et torpida, et defructa Virgine Astrea. Et semota dal vindice del nymboso Orione, et seiuncta dal hirsuto Ariete, quando che io ad quello excelso et divino throno, al conspecto della grave, Sancta, et severa maiestate lancinata, et ingemiscente me praesentai. Quivi como meglio io poteva contra il suo malefico et legirupa figlio incusando lamentantime, promeva che cusì insonte, inculpabile et sencia offensa, cum sue vulnifice et celere sagitte, mi hae tirato nel già cribrato core più punctiture, che innel paniceo Labo grani si trova, cum simulato bene, et fincto dilecto, anticipato lo ordinato termine, dalla mia gratissima et sublime Arce surrepta et disiuncta amaramente io fusse, et erumnosa, per amore di crudelissima damigiella erronea et vaga, profuga, externata, pallente, et ignara di quiete.