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APENA POLIPHILO HEBBE TERMINATO LA SUA NARRATIONE, CHE POLIA GLI DICE DEL SUO VEHEMENTE AMORE INTIMAMENTE SAUCIA, ET DI AMARLO MOLTO AVIDISSIMA, CUM VARIE EXEMPLIFICATIONE. ET PER MANIFESTARE IL SUO URGENTE AFFECTO, GLI DEDE UNO PERSUAVE BASIO PER ARRA DEL SUO EXCESSIVO AMORE. ET QUELLO CHE LA VENERABILE ANTISTA RESPONDE NARRA.

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QUALMENTE IO NON SO CUM QUALE remuneratione Poliphile amantissimo mio. Si non cum sincera fide, et cum verace et ardente amore et cum dolce et eximia pietate alla crudele iniuria illata convenientemente supplendo di ricompensare. Cum aequa vicissitudine, et non cum minore pietate remunerata delle Hyade. Diciò che non meno me commove et provoca la tua honesta petitione, che la praesentia tua per me languescente. Di hora in hora successivamente da quella iudicando sencia fallo compertissimo havendo essere lo effecto. Non altramente crucioso apparendomi che Hectore interempto per la volabile pulvere tracto, cum discorsi grandi di fumido sangue, et cum la flava caesarie cruentata, et cum la facia oblinita et pulverulenta dinanti gli ochii lachrymiferi della dolente et dilectissima Andromeda. O core mio. O solo bene mio. O sperancia dolce, essendose il tuo cruciato et confixo core atristato per mia ferecia di animo interverso, saevo, diro et impietoso, et di errore decepto sì protracto di tempo amaricatose. Trahendo la nogliosa vita in incessabili fleti et pianti. Et nel praesente pieno et stivato nauticamente di tribulosi insulti di amore ad gli mei lachrymabondi ochii rapraesentato. Et di volere sequire la granditate del nobile et digno animo tuo, et di excellentia di amore fervidamente ornato. Il quale hora non troverae sorda et inane audientia. Et diciò in paucula horula vedrai ponere modo, et salubre fine agli tui dolori. Che essendo licente domesticatose uno caeco disio dagli tui edaci ochii del core mio, nel promptissimo pecto, ancora io non me trovo immune né vacua, anti participevola communico cum gli tui mali. Per la quale cosa, non intendo di risparmiare la vita mia che iace nel tuo arbitrio et volere. Et la florida mia et illaesa fanciullecia, agli tui ardenti desiderii, et gratiosi voti deferire. Et non usando già quello che per avanti io ragionevolmente doveva, potria facilmente incorrere nelle inevitabile ire del mio signore Cupidine. Dove