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non pigritare dimorando di provedere alle resultante et impatiente fiamme. Et di ricompensare al dispendio del tempo perdito et inutilmente et infructuoso dispensato. Et già venuta la hora tanto desiderata, che eternalmente, questa mia alma sotto all’altrui volere alienasse (como il Cesticillo sotto ad modificare il pondo). Et intrando cum summa aviditate, nel Sanctissimo limine, cum imperterito animo, io vidi parimente il sollicito sollicitato Poliphilo, che aspectava (per me ristorarse) orante. Et cusì praesto transcorrendo il scrutatorio ochio al precognito obiecto, non ad Poliphilo, ma commonefacta dalla monitora nutrice, me humilmente dinanti la sacrata Antista praesentai. Dalla quale cum maxima fiducia sperava propiciare et adaptare le coeleste ire, et l’alma mia al spreto amore accommodare. Et havendo integramente gli occorsi casi di tanto perturbativo horrore narrato, et le apparitione et nocturne et diurne vise. Et le usate immanitate. Et essere stata più dira et saeviente d’una Tigride, et più sorda ad gli sui lamentamenti degli sui gravi dolori, et amorose poene di una obturata Aspide, che per incantamine non se move. Più displicibile di Dictyna ad Minoe. Parvifacti le sue praecatione et miserabili fleti. Cum hostile odio et rabie verso il mio Poliphilo, et essere stata di misericordia imprompta, di pietate nuda, di humanitate austera et aliena, et di compassione immota. Diqué quasi di queste tale commisse rebellione terrentise, accerbamente me reprehendente. Et penitentime tediosamente in me medesima, pareva vano delle excluse miserie pensare. Ma contaminata et compulsa da exmisurato agitato cordiale, et infecta di perfuso ardore, rincominciai molto più hora di languire per amore del mio Poliphilo. Il quale quam primo che dil mio accesso se n’avidde, gli avidissimi ochii dirimpecto convertendo, repente il mordace obtuto perpete discorse, quale celere sagitta da tirato arco directa, nel mio preparato et liberamente disposito core se infixe. Che di dolceza amorosa per tuta me sentiva crepitare et subullire. Dunque placidissime Nymphe. A quella riverenda praesentia inclinatome obsecrava venia del praeterito, et del praesente Agone confirmamento, offerentime cum obstinata fede della veneranda Domina Matre verace et intrepida cultrice. Et di non volere unque ribellare, né essere fallente, né dissentanea, ad qualunche imperio del suo potente figlio. Né ad qualunque concupito disio del mio amoroso signore Poliphilo recusare. Ma benigna et pia et obsequente, et gratiosamente arendevola, né mai seiuncta. Et cum summa observantia alli voti sui amorosi prompta, et tuta deditissima. Et di vivere cum lui cum più pace et sincera concordia, che non visseron gli Geryoni inseme. A pena facte le irrevocabile sponsione, che la Sacrata Antista, vocoe Poliphilo alla praesentia sua.