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fora del sacratorio Tempio fugantime, et del casto suo consortio et confamulato, me come ribella et praevaricata abdicantime.Et cum insigne contumelia privatamente bandirono. Onde decapillata et risolute le mie intorte trece, et cum gravi improperii, et turpe exprobatione, da una di esse, che per ananti era familiarissima conserva, alli sacri instituti, vocata Algerea fui pressa. Ma io alhora, excitate tutte le mie inferme force, et debili conati, nelle sue mane, relicti gli subtilissimi velamini, a pena io presi fuga. Ma non sencia multiplice fragellature, per iniurio sopra le mie delicate spalle me dil Tempio excludere sollicitando. Et quivi ambidui fugitivi, et dal Dianalio delubro exulati et propulsi, inseme alacremente, non magnificendo tale Hyperoria né gli praeteriti langori, né gli opprobrii, né iurgature (diciò che il succenso amore superabondava) né unoquantulo tutto quello ne facesse le sacre cultrice amaricantime. Finalmente venissimo adhaerente alla citate. Ove amorosamente (dapò lungi confabulamenti delle pietose sorte) Impetrovi alhora ingrata licentia, cum molti Zacharissimi osculi et stringimenti amorosi, cum ferme et fide sponsione mutuamente uno al altro, et cum molta et festiva laetitia. Poliphilo extremamente contento andoe al suo viagio, et io tendeva alla desiderata domuitione. Et cusì io d’amore ardentemente subagitata, cum moderato passo, et cum l’animo actitante multiplice operature Cupidinee, al contiguo regresso tandem dello optato palatio ritornai. Ma di altra qualitate immutata. Et quivi hylara et periucunda, in lo conscio et peculiare Talamo intrando. Non vedeva più la imagine della Dea Diana offerirse, et nella imaginativa incomincioe a vacare. Et introducto il benigno effigiato del mio dolcissimo Poliphilo, solo praecipuamente di ello pensiculava, et in omni angulo del mio core infixo dominante efficacemente il sentiva. Donde procedete tale effecto. Io sola essendo, et la mente mia consociata, et in amorosa captivitate partiaria ritrovantise, non poteva altro diciò cogitare, cha dello optatissimo Poliphilo. Per tanto agli mei sedentarii et assueti exercitii dedita. Spirante lo incentore Cupidine, me missi di Chermea setta di formare uno Corculo vermiculatamente consuto cum expresso quale in esso mio core artificiosamente Amore dipingeva. Il lymbo della circumferentia del quale ornantilo di lucente margarite. Et nel mediano del quale poscia cum il suo bello et gratissimo, et il mio obsignato et consigillato nome. Questo è le prime figure graeche (da ello petite) colligate, di cenchrale perle, et expressi, tanto più perfectamente, quanto che Amore praesente impulsore me regieva. Et etiam feci uno torqueto di fili d’oro, et di verde serico