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Onde non cusì praesto che ello completamente have reassumpte, et recentate le pristine virtute, nel sino et nelle bracce mie, et tantulo purpurissate le gene, la Pontifice del Sacrato Tempio, cum tumultuaria turbula delle obsequente sacerdotule et ministre dil sancto famulitio (forsa auditi gli mei angustiamenti, et lachrymose lamentatione, et gli alti, et improbi sospiri nel tonante Tempio) quivi verso nui vene, et animadvertendo (pervenuta) delle illicite operatione, interdicte in quello sancto et impolluto loco, infensa gravemente, cum l’altre sue ministre, di ira extumescente, alcune cum virgule, et altre cum rami di querciolo, ad nui improbando, et gravemente minabonde, et percotendo dissociorono il nostro dolce amplexamento perturbantilo.

Per la quale cosa alhora immodestamente dubitai non mi advenisse, quello che alla terrifica Medusa, lo irascente furore di Minerva advene, quando ella nel suo mundo Tempio, Neptuno amorosamente conobbe. Et quello che similmente acadette ad Hippomane, et alla avara et veloce Atalanta, che per illicito coniungimento se convertirono in Leoni. Et ancora la furia delle Protide per Iunone. Et a pena fora delle sue mano, si non cum granditate laboriosa fugissimo. Et