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facondula di rarissima bellecia et memoranda, cum il volto di prestante et elegante filamento dal Maximo opifice creata, tu doveresti alquanto et accuratissimamente considerare, che quasi preconizare si potrebbe ello in te havere celeste bellitudine singularmente dimonstrato. Composito senza pare. Et ultra tute le preclare et incredibile bellecie, che in te precipue puose, di dui amorosi et splendidi ochii, il tuo eximio et venusto fronte adornoe. Che cusì adornata delle .ix. stelle non apparisse, cum le tre più lucente, la corona di Ariadne nel lympido cielo, nel sinistro humero di Arctophilace, et adherente al Calceo del dextro pede Engonai, nel exorto de Cancro, et il Leone exoriente, cum Scorpione abscondendose. Né cusì ancora decora vedese la fronte di Thauro delle Hyade sorore. Per le quale dignissime cose, forsa la Domina Venere, alle sue sancte Are, te cum arcano avocamento vole, et tanta bellecia di polimine insigne, non è da essere deperdita, senza gli sui amorosi fochi, quale frugiperdo salice. Il perché il tuo ligiadro aspecto più presto indica per gli sui caldi servitii, essere digno che della gelida et infructifica Diana. Dunque per adventura per questo la divina dispositione et fato, del tuo puellitio cura pietosa havendo, per nocturna revelatione gli monstri digli Dii prodigianti cauta te rendeno. Dicioché facilmente ti potrebbe advenire, quale ad molte altre è intravenuto. Perché agli Dii inimici se prestano, chi il prestante officio della natura in questa vita neglige. Et per tanto tolle brevemente tale exemplo. Io già filia mia caritula, nella nostra citate una adolescentula conobi (non sono molti anni) bellissima, quale tu generosa et di eximia famositate predita, et di preclara progenie et delitiosa prosapia nata et oriunda. Et di multiplice virtute decora, Delicata, et in qualunche sua opera aptissima et abrodieta, et ardelia, di exquisito culto, et elegante deornato al muliebre polimine studiosa et exculta, et cum incremento della fortuna in divitie et delitie adulta. Diqué ritrovantise nella etate florida, che agli summi Dii grata sole essere. Da molti proci giovani sepicule fue requisita. Ma precipuamente tra li quali, uno parile di elegantia, et coequabile di gentilicio, et di virtute prestante, et di animo generoso adolescente, molte cum petitione la desideroe. Onde dapò grande et large sponsione, et importune prece. Ella unque per alcun modo consertirse volse. Et perseverante in tale ambitiosa levitate iactabonda. Gli floridi anni et la più potissima et bella parte della verdegiante iuventa. O me Polia, breve et scarsa ella consumpse, non pensiculando, che el non è più amabile et copulata cosa, che la similitudine di amore della compare etate. Et sola rimanendo in quella prava diversione di animo, negli fredi et insociati lecti. Finalmente ultra gli vintiocto anni ritrovantise, Cupidine che non è inmemore delle illate iniurie,