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temerariamente cum concitato et celere grado adventando, dui horribili carnifici cum l’enfiate et tumide bucce, cum rude culto, cum gesti rusticamente atroci et ruvidi. Molto nell’aspecto suo effreni et displicibili, cum spaventevoli et torvi ochi, più di quelli dil mortifero Basilisco, grossi et rotondi, instabilmente stanti incavernati, sotto li hirsuti cilii et ingrottati. Le quale erano foltamente hispide, dure, et di lungi pili, qual Siloni. Havevano dui grandi musaci, cum gli labri dependuli, tumidi, crispanti, et crassi, del suo colore mortificati. Cum grandi denti maselloni, inequali, et feruginosi et fracidi. Como lo anticho ferro, dalle gingivie destituti, et abandonati, et dagli labri, che da quelli non erano protecti. Cum hiante buccacia bronchi come dentato Apro spumida nel venatorio, et di fetore sordente, cum l’aspecto manio et deforme. Di colore Pullo, overo Impluviato. Pieno di cossi et sulcato, degli sui capelli Hircipili, gli quali unctuosi et incomenti, nigerrimi, semicani sordenti, et como la scorcia di uno antico ulmo ruvidi appariano. Et le sue callose mane grande, insanguinate, et delibute et putidi digiti fedamente ungiuti. Quelle in me meschina puella saevamente appariano volere usare, cum crispante et caperata fronte maledicti et blasphemati, gli supercilii subducti, cum volto turgido. Gli quali negli robusti humeri ancora due intortile fune vastasavano. Et sotto il suo cingiere, erano intraversarii lictorali instrumenti securicule. Vestiti di Cyniphia sopra il nudo, quali io suspicava dil habito di sanguinolenti spiculatori, et pollutissimi homini. Et quivi cum atroce et terrifere voce baubare, como il boato mugire, nelle cavate spelunche sentivi, cum superbo et arrogante parlare et obstinato animo carinanti dicendo. Hora veni, veni superba et nepharia, veni, veni ribella, et ad lo imperio, degli immortali Dii adversaria nemica, veni veni pacia fanciulla, repugnaria et negligente della sua piacevolecia. Hai cativella cativella, che hora la condigna et divina vindicta di te crudele se farae, rea femina et grande straciamento. Sì como heri di matina vedesti di du’ altre (simigliante ad te) malvagie adolescentule degli sui membri lacere, et como pauculo instante ad te il simile fare vedrai. O me misera cusì perterrefacta per gli obiectamini cum iurgio prolati, Nymphe mitissime cogitate di quale temperamine alhora l’animo mio perterrefacto ritrovavase. Vedendo dunque nella Camera mia insueti et sì immanissimi et truculenti satelliti introgressi. L’advento degli quali molto più istimai spaventevole et assai più mi dispiaque, che al sacrificabondo Pelias l’advento del figlio di Tiro Nympha cum il discalciato pede. Che apena le rude et terrifere parole austeramente dicte, più me spaventorono, che quelle dil