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O spectaculo di incredibile acerbitate, et di crudelitate insigne, o inaudita et insolente calamitate, scena da spectare horrenda, di considerato miserabile, di sentire formidolosa et spaventevole, et di pensiculato aspernabile et fugienda. O me trista me, et meschina dolente, ove senza sperancia ad questi mortali periculi son io cusì venuta. Heu me afflicta et sconsolata, che cose sono queste maledicte et furiabile? che io real et apertamente i’ vedo? Per la quale cosa invasa da mortale spavento, dubitando di essermi approximata la statuta et decreta morte, incominciai alhora dolorosamente a piangere, cum copiosa frequentia di lachryme, et crebri et suppressi sospiri, et non sonori gemiti, aspectando et che ancora ad me non fusse facto simile dilaniamento, cum tirato obtuto observando, che lo irato, et atroce Puello, cum le hostice arme, et cum saeviente severitudine, me in quello loco essere connivando non vedesse latitante. Daposcia al micante et casto pecto mio, gli ochii lachrymosi alquanto inclinava. Gli quali io credeva hogi mai nelle irrorante lachryme conversi et liquati. Cum anxiose parole vacilante, interotte da singultato anhelito nel pecto tumido di soventi gemiti, contendendo di errumpere gli inclaustrati sospiri, cum la debilitata voce, et impedita lingua, tacitamente diceva. O giorno infasto et funesto. O dì formidabile et horrendo per tuta la vita mia al lucto et B iiii