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non la havesse ritracta. Dunque solamente prehendendo celata fuga, essendo pure il core mio duriculo persevero, et alhora intrectabile, la mente insuperabile, la voluntate aspera et seva più crudele di Phinao, et di Harpalice frigorissimamente il pecto mio glaciato havendo, più che il duro crystallo de l’alpe di septentrione, et più di Gagite rigido, l’ova della Aquila conservante. Quanto si me inspeculata nel spaventoso speculo di Medusa havesse. Il quale era di amore inhospite, et di pietate aspernabile. Che ello cum queruli eiulati et voce precarie mestissime, et cum frequentia di più pietose lachryme che le Hyade non pianseron. Et cum più dolce modo et più angustiose et lamentabile voce a commoverme usando, che non proferite cusì Britannico le sue infelicitate al populo cantando, humilmente desiderando precante adiuto et mercede in tanti sui assidui langori, et lachrymosi guai, cum ogni conato di ritrarme et da l’aspera, et dura, et atroce inclinatione sedurme propiciante insistendo. Ma io inexorabile digli sui cruciati, cum dulcissime supplicatione, et cordiale execratione, et amorose prece. Et incontaminata di ogni sua angustia perdurabonda, spreta et renuente ogni humanitate, et repugnante di qualunche consenso, non fue modo né via, che ello in quel nephasto dì potesse uno quantulo, quel rigido et Tigreo pecto domare, né commovere, molto più che si converebbe inadulabile, et maledicto. Nel quale Amore per niuno modo se poteva adherire, né approximarse. Spreta et stupefacta la potentia sua, tanto diversamente ad gli humani cori applicabile signorigiante. Quale cera, quantunque viscabile, nello udo saxo affigere impulsa, et compressa non vale. O formidoloso troppo, et acerbo caso, per il quale non me terriva, meno me moveva. Et me di tute femine sevissima, niuno stimulo, alcuno indicio di dolore et pietate excitava, dalgli ochi niuna lachryma exprimeva, gemito alcuno provocava, per niuno modo valeva sospiro alcuno, nel diro pecto componere, né ritrovare. Nel quale non poteva gli freni della incarcerata pietate rumpere. Onde Phebo quasi già volendo le onde della extrema Hesperia cum la sequente Vesperugo ritrovare, postponendo Poliphilo extincto, come suspicava, al perfugio intendeva conscia et rea carnifice del suo amante core. Per la qual cosa non nimio porrecto tracto dal recensito Phano festinante ritrovantime cum sinisterrimi auspicii, et gli puellari passi accellerando pernice. Ecco che repente disaviduta, da uno ventale vertigine rapta et turbinatamente circunvoluta, senza altro nocumento et lesione alcuna, in uno agreste Nemore, arbusto, et umbrifico bosco, di proceri et vasti arbori consito, et silvestrato, di horridi spini luco, molto impedito et invio, in B ii