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POLIA ALQUANTO EPILOGA LA SUA IMMANITATE, ET CHE FUGIENDO FUE DA UNO VERTIGINE SUVECTA, ET SENZA AVERTIRE PORTATA IN UNA SILVA. OVE VIDE FARE STRACIO DI DUE DAMIGELLE, DICIÒ ISPAVENTATA, PER QUEL MODO AL SUO LOCO RITORNOE. POSCIA DORMENDO GLI APPARVE DA DUI CARNIFICI ESSERE RAPITA. TERRITA PERCIÒ MOVENTISE DAL SOMNO SE EXCITOE LA NUTRICE ET ESSA. LA QUALE UTILE CONSIGLIO SOPRA QUESTA CAGIONE LI DETE.
ERITAMENTE POLIA ESSENDO A QUEsto passo divenuta, non poté moderarse, né continerse, che alquanto piatosamente ella non suspirulasse. Et più volte parlando negli amorosi ochi tirate le lachryme, et le rosee guance alquanto fluxe, commosse provocando et similmente le circumastante Nymphe a compassione del doloroso amante Poliphilo, che cusì tristamente egli per vehemente amore, et excessivo dolore fusse perito, trasseno diciò dal profundo del tenero core amorosi suspiri. Et in me gli placidi et humecti ochii benignamente convertendo, quasi rea damnavano Polia. Ma pertanto avide più essendo, la fine di tale iniusta cagione d’intendere. Et facta uno pauculo di morula, elle solicitavano, che essa il suo gratioso parlare sequitasse. Et quivi Polia morigeratamente accepto il sutilissimo sudariolo, che dagli candidi humeri pendeva, gli succidi ochii terse, et le purpurissime gene asucte. Et interdicti gli caldi sospiri, et affermata la suave voce, cum matronali gesti per questo modo sequendo disse.
Beatissime Nymphe, audite grande sevitia, che io non so qual animo mansueto et pio, che hora contra me iniuriabondo non se alterasse. La divina ultione alhora ove era absconsa? che per mia malvasia obstinatione, et dura pervicacia morisse il mio dilecto Poliphilo indignamente. O celeste vindicta perché stavi tu alhora tarditata a dimorare? Che dritamente contra al mio iniquo et perfido animo in quel puncto non te dovevi sopire. Ma bene non stette peroe guari di tempo, che io manifestamente preparato vedeva le succense ire della offensa Dea, et del suo sagittante filio, si non expiava la mia rude iniquitate, et che candescendo il frigidissimo et rigente core, quel Sanctissimo Nume, non havesse divotamente placato, et che fora del mio pertinace proponimento, degli falsi suasi et vani pensieri, et la mente mia di fallace et subdole oppinione opportunamente