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Per la quale cosa di curiosa aviditate grandemente incitato, introgresso montai. Ove cavo tutto et vacuo il maximo et prodigioso monstro, et cavernato il trovai. Excepto, che il medesimo sodo era relicto ancora intestino, quale extimo stava subiecto. Et havea tanta itione, et verso il capo, et verso la parte postrema, quanto che l’homo naturale facea transito. Et quivi nel convexo del dorso suspensa, cum laquei erei ardea una lampada inextinguibile. Cum illuminatione carceraria. Per la quale in questa posterga parte, mirai uno antiquario sepulchro concesso alla propria petra, cum una perfecta imagine virile et nuda, quanto il naturale commune, incoronata, dil Saxo, nigerrima. Cum gli denti, ochii, et ungue di lucente argento intecti. Sopra stante al sepulchrale coperto inarcuato, et di squammea operatura investito, et di altri exquisiti liniamenti. Monstrava cum uno inaurato sceptro di ramo extenso il bracio, la parte anteriore. Et nella sinistra teniva uno carinato scuto, exacta la forma dal osso capitale equino, inscripto di tri idiomi, cum picole notule. Hebraeo, Attico, et Latino, di tale sententia.
אם לאכיהבהמהכסתה את בשרי אזי הייתיערום חפשותמצאהניחני
ΓΥΜΝΟΣ ΗΝ, ΕΙ ΜΗ ΑΝ ΘΗΡΙΟΝ ΕΜΕ ΚΑΛΥΨΕΝ. ΖΗΤΕΙ, ΕΥΡΗΣΗ ΔΕ. ΕΑΣΟΝ ΜΕ.
NVDVS ESSEM, BESTIA NI ME TEXISSET. QVAERE, ET INVENIES. ME SINITO.
Per la quale inusitata cosa i’ stetti non mediocremente stupido cum alquanto horrore. Diqué non troppo differendo converso ad lo ritorno, vidi il simigliante ardere et lucere un’altra lucerna, come dinanti è dicto. Et facendo transito sopra lo hiato dil salire, ivi verso il capo dill’animale. Et in questo lato ancora una medesima factura di veterrima sepultura trovai. Et la