Pagina:Hypnerotomachia Poliphili.djvu/387

consequiva, et continua tristitudine, et l’animo di amaricata doglia indesinente affligere, il perché hogimai alcuna solertia et vigilante solicitudine non valeva, che esso vederme potesse. Et si acadeva (et questo raramente) non però comprehendeva minimo signo, né indicio in me d’amore, né di consentaneo dissimulamento, quale in duro silice non apparisse. Et advegna che il mio frigido core non fusse alieno. Niente dimancho Nymphe spectatissime, era materia rimota alla dispositione degli amorosi fochi, tenendo la mente mia totalmente indisposita, et inepta, a mi non si prestava alcuna cognitione alhora del summo et amoroso affanno, che Poliphilo da vehemente amore crudelmente strugendose pativa.


PERCOSSA POLIA DI PESTIFERO MORBO, A DIANA SE VOTOE, ET CONSECRANDOSE, A CASO POLIPHILO NEL TEMPIO LA VIDDE. OVE UNO DÌ DAPOSCIA SOLA ORANTE LA TROVOE. ALLA QUALE ESSO NARRANDO LA NOIOSA PENA, ET IL MARTYRIO CHE PER LEI AMANDO SOSTENEA, ET CHIAMANDO MITIGIO. ESSA PERSTANDO IMMISERICORDE IL VIDDE TRANGUSIRE A MORTE. DIQUÉ QUALE MALEFICA D’INDI PRESE CELERE FUGA.

UU

NIVERSALMENTE IN QUELLI DÌ GRANde strage di mortalitate de gli humani, et di qualunche etate promiscui, essendo per lo infecto aere corrupto da contagioso et internecivo morbo pestilente, una extrema multitudine moriteno. Et già atroce terrore, et spavento venuto sopra della morbata terra, et gli homini di terrifico mortale concussi ritrovandose, ciascuno solicitamente fora delle sue citate, fuga prehendendo, agli suburbani et rurali lochi fugivano. Laonde horribile di gente essendo uno exterminio, quasi sospicavasi che gli fetutini flati Austrini da la rosida Egypto non l’havesse apportata. Quando che per superfluo incremento del turbido Nilo, negli campi generoe multiplici animali, gli quali poscia putrefacti olenticeti, nel suo decremento l’aere infetorno. Overamente che il sacrificario di Argiva non havesse anchora gli bovi da sacrificare a Iunione perduto. Et di avenire quello che ad Egina vene. Et poscia il disio bello di Eacho. Et la proiectione facta nel Parnaso monte da Deuchalione, et da Pyra. Diqué per mia debile et maligna sorte di glandula mi sentivi nel pudico inguine percossa, piacendo per adventura ad gli summi Dii per mio meliore successo. Et essendose multiplicata la pestilente invasura inguinaria gravemente mi affaticava.

A iiii