Questa pagina è ancora da trascrivere o è incompleta. |
dice che divotamente la congerie rosaria dal sepulchro dimota, intro il fonte cum divo plauso tutte spargere.Et proiecte per il rivulo emissario d’indi sono asportate. Daposcia che la divina Domina solitata nel fonte lavatose, et d’indi uscita, iterato in commemoratione et memoriale amoroso dil batuto caro et dilecto Adone da Marte, cum gli ochii succidi al sepulchro super iniecta amplexabonda cum lachryme emanante le rosee gene cohumidulante et tutte nui cum pipatione lamentabile pietosamente plora, perché in tale dì la diva sura, del pedusculo da nui deosculato, da gli spini di queste rose se punxe. Et perciò in tale giorno medesimo solemnemente se resera da essa et revelato el coperculo de il sancto reposito, et cum veneranda cerimonia tutte nui laete et exultante et cantante. Il filio ricevuto porta il cortice de l’ostrea cum il divino cruore. Et lei antista, et novissima gerula del fasciculo delle rose immote del suo virore, cum serena venustate festivissima. Non più praesto il pretioso liquore è fora extracto, che repente tutte le bianchissime rose, como al praesente appareno in purpureo colore se retingono. Et cum tale ordine tre fiate pomposamente lustrando questo fonte et lei sola lachrymabile gli ochii madenti, cum il manipulo rosario si terge, alla circinatione terna, le cose sacrale reposite in suo loco, tutto quel celeberrimo dì solemnemente solo a piaceri, chori, soni, et cantilatione è dispensato dicatissimo. Et in tale dì facilmente la gratia sua s’impetra. All’incontro del sepulchro al fonte, erano cinque graduli della petra limitata, proclivanti fina al piano fondo, non scruposo, non glareaceo, ma di pretiosa, et vermiculata sectilatione silicato. L’alveo del rivoletto emissario emanava, subterraneo fina ultra gli cancelli la successiva aqua. Domesticamente havendo le celibe Nymphe facondamente narrato tanto memorando et sì curioso mysterio, incominciorono iterum a sonare, et rithmiticamente le recensite historiole, et transacti casi suavissimamente et cum maxima voluptate a cantilare. Et in gyro della fontana chorizante per lunga mora poscia tutti geniculatamente sedenti et complicite, in tanta quam acceptissima amoenitate, et iucundissima virentia. Io allhora peculiarmente dispoliato et exempto di omni retrahente respecto, in quella insueta redolentia della mia abrodieta Polia, che ancora da essa lautissima et mundiciante spirava, et da una recente exalatione di quella fragrante nitella de gli delicati habiti sui roranti balsamo tutto perfuso, nel suo gremio me amorosa, et licentemente collocai, ardelio basiando, et le lactee mano, et quel pecto niveo, di lustrario, eburneo illucente, et poscia mutuamente, non ingrato ma aemulario volupticamente essendo nel conspecto suo tali effecti impulsi d’amore approbavano, per la quale cosa le sonatrice supra la gratissima virentia