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temprate umbre spiravano, di rubenti dil suo fructo copiosi comari immixto, et di uno irrepululante et conoido cupressetto, et di uno excelso palmeto, et di uno populno, et di uno resinaceo et conifero pineto, cum composita distantia, et mutua dispositione ordinatamente situati, et ad questo fatale fonte circinariamente distributi, et di investitura florea, et frondea ornati et decorati, contegevano il villoso solo di mollicule et tenuissime helvelle, quale è uno tapete di frescha umbra. Per sotto del quale arboramento di trunchi directissimi immuni passo uno di impedienti rami, cernivasi bellamente il libero aire degli contermini. Al quale sacro fonte et sancto deformato hexagono et di mensura ambiente .xii. passi, lo interno circumsepto arborario distava dal continente del fonte cioè dagli limiti marmoracii, passi .iiii. Et di circunferentia, passi .xxxvi. Era tutto di meli rancii, Limonarii, et Citri, praestavano uno amoeno et placidissimo concluso, overo claustro, porrigendo agli ochii concedeva una spectatissima ostentatione, di crebra densitate, di fronde festive et di odorosi flori, una gratissima pictura russa, overo minea in luteo mortificata degli maturati fructi et eximie renidente cum densa sobole, uno arbore all’altro, cum intercalato coniugio compositamente coaequati uniformi pleni di omni avitio cantante praecipuamente di Philomele, di turduli, et di meruli solitarii, cum delectevoli expressi, solicitati al suave garito, dal impulso amoroso del verneo tempo. Et quivi ad gli rotundi candici degli recensiti arbori, artificiosamente uno septo cancellario obsepiva sublato pedale, in gyro circundante, di multiplice excogitato di pervia illaqueatura. Di ligno erythraeo. Di Sandalo. Nel quale egregiamente erano intexti et intricati rosarii, di centifolie, graecule autumnale, et coroneole di purpurante flore per la cancellatura pervaganti impliciti. Cum non lapsure folie di inopinabile ridolentia, cum spectatissima vernitate. Quivi per una posticula della prope dicta medesima operatura, religiosamente ingressi. Nel comspecto del introito al fonte, era una perguletta contermina, lata quanto una facia della fontana, tra angulo ad angulo, et levata altro tanto, uno passo al perpendiculo, et uno al flexo consignato. Longa .xii. pedi, contecta di nobilissimi rosarii di vermiglio flore foetosi, cum il suo iucundissimo odoramento, reportati acconciamente supra virgule d’oro praelucente. Cum il luculeo silicato, overo pavimento tessellato et sectilio vermiculariamente fabrefacto di pretiosi lapilli. Et convicinato alle sponde della pergula extavano sedili de diasprea