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erano excitate le prompte columne perfectamente excavate furono litere graece veterrime, cum il suo scapo dodrante. In l’alveatura dille quale lucevano di copellaceo argento riportate queste parole. In fronte anteriore solamente se vedevano due litere, cum sotiale emblemature d’oro cum elegante politura intersecte. Et subsequente poscia nelle altre facie trine et trine questo dicevano. HOSPER SPINTHER KELETHMOS. Tripedale ciascuna facia. Et dalle base auree fina al trabe l’altitudine extava di pedi septe. L’artificio dilla quale cosa mirando et expolitissimo tacendo più aptamente riservata sarà la dignitate sua reputo dunque che penurioso et ieiunamente disertabondo praestarme. Quivi tra la columna saphyrica et smaragdinea se contineva in orbiculi flexi cum laqueoli innodati una la più bella cortinetta velacea impexa, che unque la foetosa natura ad gli dii cosa più grata di producere excogitato havesse potuto, textile tanto bella et di materia, che io non saperei unque exprimere. Ma di sandalaceo coloramento, cum textura di bellissima floritura, et cum quatro litere d’oro graece subtilemente super ritramate. HYMEN Coelabonda decorissimamente extensula. Ceda meritamente quivi la mirabile cortina mandata dagli Samii a Delphi. Questa summamente appareva come pretiosissimo thesoro gratiosa alla mia Polia. La quale velando occultava la maiestale et divina praesentia dilla veneranda matre. Diqué essendo ambidui Polia et io supra gli vertibili popliti expositi cernui, il divino signore Cupidine, dede alla Nympha Synesia la sagitta d’oro et accortamente gli fece nuto che ad Polia essa la offerisca. Et che ella cum la dicta metuenda sagitta lacere, et sfinda la nobilissima cortina. Ma Polia di ciò quasi dolentise del iusso di tale scissura et fractura, quantunque subiecta si fusse ad quello imperio divino parea inexperta recusando di non assentire. Il signore in quel medesimo momento surridendo iniunse alla Nympha Synesia, quella la dovesse alla Nympha Philedia consignare. Et ella poscia ad me la praesentasse. Et che quello che la mellea et integerrima Polia fare non audeva, che io thelithoro et avidissimo di mirare la Sanctissima genitrice exequire dovesse. Laonde non cusì praesto il divino instrumento tractai. Che di caeca flamma circumacto non ricusando, immo cum urgente affecto proiectissimo la cortinetta percossi. Et nel sfindirsi, quasi che Polia vidi contristarsene, et la columna smaragdina scloppando parve che tutta si dovesse fragmentare. Et ecco repente che io la divina forma nel salso fonte palesemente vedo exprompta dalla veneranda maiestate, dilla quale omni pulchritudine delitiosamente emanava. Né più presto quel aspecto inexpectato z