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Dal quale appresentati fussimo dinanti al sacro sancto fonte cythereo.


POLIPHILO IL MIRABILE ARTIFICIO DIL VENEREO FONTE DESCRIVE NEL CENTRO DILLA THEATRALE AREA EXISTENTE, ET COME FRACTA FUE LA CORTINETTA. ET VIDE LA DIVINA MATRE IN SUA MAIESTATE, ET COME ESSA SILENTIO ALLE CANTANTE NYMPHE IMPOSE. DILLE QUALE TRE PER UNO A POLIA ET A LLUI GLI CONSIGNOE. DAPOSCIA CUPIDINE AMBI DUI GLI FERITE, ET LA DEA CUM L’AQUA DIL FONTE GLI IMBREFECE, ET POLIPHILO FUE REVESTITO. POSTREMO VENENDO MARTE IMPETRATA LA LICENTIA SE PARTIRONO.

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UM DECENTISSIME VENERATIONE ET summa honorificentia la Eutrapela Polia et io affectuosamente dinanti al mysterioso fonte dilla divina genitrice congenulati, io da una imperceptibile dulcedine diffusamente invadere vexabonda me sentiva, che in quel puncto che fare non sapeva. Imperò che per lo amoenissimo et incredibilmente delitioso sito, et ultra omni credito dilectoso di virentia et vernale decoramento. Et per le avicule per il purissimo aere discorrendo, et per le novelle fronde garriendo volante ad gli forinseci sensi, quam iucundissime, et cum le decorissime Nymphe cantante melode inseme cum gli sui insueti soni audiendo, et degli sui divi acti, et modestissime moventie videndo ardentemente impulso ad extrema voluptate, et de sì facta fabricatura di tanta dignitate di concepto, et dilla elegantissima dispositione solertemente et curioso pensiculando, et di tanta inexperta fragrantia avidamente hauriendo. Per lo immortale Iove rectamente ignorava ad quale sensitivo potere, lo intento obiecto mio da tanto diverso dilecto distracto, et excessivo et foelice solatio et voluptico placimine firma, et stabilmente applicare, et nescio me accusava. Le quale tutte belle, et dulcissime cose tanto più gratioso et desiderabile allectamento ad me allhora plenamente causando offerivano, quanto che io conosceva la Uranothia Polia participe placidamente delectarsene. In questo loco, at etiam di questo ammirando fonte la novitate et excellentia mirando.