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Stupefacto dunque non poco, ruminando, et cum summo dilecto curioso riguardando tale ingente machina conflata in animale da humano ingenio, dignissimo imaginato. Che in omni membro indefectamente participasse la egregia harmonia et compaginatione. Onde nella retinente memoria mi soccorse il sfortunevole cavallo Seiano.

Da poscia allucinato di tale artificioso mysterio offerentise non meno mirando spectaculo ad gli ochii mei uno maximo Elephanto, cum summa voluptate di properare ad quello. Ma echo che io in un’altra parte sento uno aegritudinale gemito humano. Io alhora incontinente steti, sublevati gli capigli, senza altro consulto, verso il gemito festinante, uno agere di ruine scando di grande fracture et recisamenti marmorei. Et inde acconciamente progresso. Echo ch’io vedo uno Vastissimo et mirando colosso, cum li pedi senza solea excavati et tutte le Tibie pervie et vacue. Et d’indi al capo cum horrore inspectabondo venendo, coniecturai che l’aura intromessa per le patorate piante, cum divino invento, il gemito moderatamente expresso causava. Il quale taceva decumbendo supino di metallo mirabile artificio conflato, di media aetate, sublevato alquanto sopra uno pulvino tenendo il capo. Cum sembiante di aegro, cum la bucca di suspirare et gemere indicante. Hiante, di proceritate passi .60. Et per li crini sopra il pecto se poteva ascendere, et per li tomentati et tormentati pili dilla fulta barba, alla lamentabonda bucca. Il quale meatosamente era tutto inane et vacuo. Per quella dunque dal curioso scrutario stimulo, senza altro consultamine impulso, nella gula per graduli in-