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Nella superficie dil basamento era infixo plumbiculatamente una plastra dilla propria materia fusile. Tanto quanto stavano gli calcei retinuti et gli praecipitati iuvenculi, tutta una compositione et massa conflata fue inseme, mirabile arte fusoria. Non si cognoscea finalmente, chi di tale aequitatura celete alcuno sessore ancora fusse contento, quanto arbitrare poteva. Per la quale cosa le statue appareano dolorose, et affaticate sencia lamento, il quale non si sentiva per essere prive, perche il significo solamente non gli pote l’aura vitale inspirare, tanto optimamente imitavano la veritate dilla natura. Ceda quivi dunque lo acuto ingegnio del’imprudente Perylao, et di Hiram iudaeo. Et di qualunque fusore statuario. Dava ad intendere, quelli adolescenti cusi malamente di introducere nella reserata porta.
El Paegma, overo basamento meraveglioso era di solido marmoro (di crassitudine, altecia, et longitudine nel sustentare la machina proportionato infixa) di inundante vene versicolore, et di vage macule agli ochii grate, in infinite commixture confusamente disposite. Nel fronte del praedicto saxo verso la porta, appositia vidi una corona di marmoro verde di foglie di Amaro Apio, cum immixte foglie feniculacee di Peucedano. Dentro la quale ancora fue introappacta una rotundatione di petra candida. Nella quale inscalpta teniva tale scriptura di maiuscule Latine.
Nella facia opposita simelmente, era in una corona di foglie di mortifero Aconito cusì annotato.
Ad lato dextro daposcia coelate erano alcune figure di homini et di damigelle chorigianti, cum due facie per uno, quella dinanti ridibonda, la posteriora lachrymosa. Et in gyro ballavano. Cum li braci tenentise homo cum homo, et donna cum donna. Lo uno bracio di homo di