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Intro il circuito intrinsecamente extra gli contermini dille figuratione, tuto era di polio montano, il fasciano di laurentia. La aquila di senniculo. Il vaso di assaro. Nello hiato tra gli ambienti labii di myrsinites. Le extrinsece fascie cum tuto il suo corso di vinca pervinca. L’altra fascia di trinità. Gli circuli negli anguli intrusi di amaraco. Lo excluso et intruso degli quali di digitello. Le litere di serpillo, gli spatii di politrico. Gli campi degli rotundi fasciali di santonica. Negli centri degli circuli tra gli trigoni era una pila, due di olente avrotano, et due di lavendula, sublata uno pede et semisse, sopra il suo stipite. Negli reliqui alternatamente una pila di savina et una di iunipero tripedale. Tutte le herbe cum venustissima foltura, et freschissimo virore, et iucundissimo perspecto. Opera miranda di exquisito, di amoenitate, et oblectamento. Irrigate d’angustissime fistulette ordinatamente distribute, vomabonde tenuissima et gutticulata aspergine. SEQUENTEMENTE cum servata regula ascendevano et altri septe gradi, sopra il supremo degli quali, una spectatissima cancellatura circundava tuta di rubente et illustrissimo diaspide, cum elegante perviatura, concordemente ad gratissime formule conveniendo, di crassitudine sextante. Questo cancellato septo, et il sequente era sencia apertura alcuna, ma continuo, et quivi finivano le strate recte al centro insulano tendente, ma solamente constava viabile nella strata triumphale, et cusì il sequente. In questo voluptuoso claustro mirai uno nemore di densitate conspicuamente ombroso, di celeberrimo arbusto. Quivi erano gli dui terebinthi foemine, alla vetustate pertinace di eximio et nigello splendore, di odore iucundo, bedellio cum roboracea foliatura, malo, overo medica perhenne pomifera. Hebeno pretioso, arbore Piperea. Cariophyle. Nuce myristica. Il triplice Sandalo. Cinnamo. Il laudatissimo Silphion,quale non sa ritroverebbe in la valle Hiericontha, overo in Aegypto alla Meterea. Quivi il candicante costo, quale non produce Patale insula. Et il frutice nardo, cum gli cacumini inaristati, et di spica et dil suo folio laudatissima. Et il xiloaloè di suavitate inenarrabile, quale non deporta lo acephalo Nilo, et il Styrace, et stacte. Et