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demonstratione rhombea connodato, cum gli sui anguli ancora, et essi, et transversaria, et perpendiculariamente coniugati, et per tale mutuo commercio, et similmente questi uno altro octogonio, nel primo intruso bellatulamente formavano, consotialmente gli nove quadri inclaustrando.

Diqué tutte queste figuratione l’una cum l’altra colligantise, sotto et supra et alternantise, una elegante innodatura di multiplice figuramento gratiosamente rendevano. Tutto questo quadrato completamente figurando. Le quale deformature erano liniate, per plastre nel solo infixe, candidissimo di marmoro, semidodrante la sua crassitudine superficiale, et de qui et de lì gli simplici circumparietando. Intro il quale lapideo inclusio, intra limitate le herbuscule variatione coaequatissime et fultamente congerminavano a perfecta expressione dil figuramento, et questo tuto similmente observato per omni tale composito artificiosamente constava. Ostentatione, me Iupiter, conspicua, et ad gli sensi summe iucundissima. Il distributo picturariamente olusculario tale se praestava, omni interclusio libero quadrale convestito era di florido Cyclamino. Le fascie sue di Myrsinites. Gli fasciali limiti degli altri innodati cum il sectitio obvio era herbescente di polio montano. Gli quatro quadriculi dilla incruciata sectione, intro il quadro colligato contecti erano tutti di serpillo. Gli octogonii circumvallando gli liberi quadri, cum requisita sortitione di herbuscule cusì praestavano virenti. Uno di Laurentia. Uno di Tarchon. Il tertio di Achilea. Il quarto di Senniculo. Il quinto di Diosmo. Il sexto di Terrambula. Il septimo di Baccara. Lo octavo di Amaraco. Il novissimo di Polythricho. Questi dui quadrati recensiti alternatamente in gyro di questo conclusio spectatissimamente adimpivano. Ma per consumatione degli praecedenti quadrati resta a dire di questo proxime descripto