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Le quale deformatione extavano insepte in uno circulare liniamento imitante (come è dicto) la figura insularia. Et primo erano circundate dalla strata ambiente proxima al buxeo claustro, colligata emusicatamente cum le recte tendente al centro. Le quale strate erano silicate, la mediana parte, di septe partitione, tre aquistava per sé, di nigerrima petra dura et speculare, che di cusì facta nigritudine coticula indice nel fiume Ocho non sa troverebbe, et de qui, et de lì coniuncte immediate erano una partitione di petra lactea, di tale albentia, quale non se vide il composito lacticinio murianense contumacissima et perlucida, gli extremi erano due altre portione, una de qui et l’altra de lì di finissima petra rubentissima più che strisso corallio, et intra la nigra erano impacte faberrimamente le tesellature. Questa venusta dispositione observata se continia per tute le sequente, degli sequenti claustri.
Tra le recensuite strate intersticiamente circumsepte erano le praescripte figure. Dentro le rhomboide, circuli. Dentro gli circuli gli rhombi. Daposcia varie figure implicite di foecundissimo et gratioso cogitato. Nell’ombilico dille rotunde, plantato se attolleva uno alto cupresso. Nel meditullo degli rhombi uno dritissimo et comoso pino. Similmente negli circinanti frigii intra gli limiti dille strate, di uno et l’altro extremo, cum il moderato distributo di varie operature, et figure ovolate, et hemiale, nel puncto mediano insurgevano verdissime vrathe, per lo intermediato cupreseo et pineo corresponsive, et cum il cacuminato aequale, et dilla granditudine uniforme. Degli rami folte et di ordine cupresino, usate dalla divina matre a coelare la calumnia. Daposcia agli convenienti lochi solertemente gli spectatissimi fiori erano communicati di qualuncha coloratione dispensata, cum harmonia elegantissime cum redolente fragrantia. Di uno et l’altro sexo in questi bellissimi et amoenissimi vireti intervallati incollavano essi solamente all’opera dilla foetosa natura dediti, et al culto contenti ad conservatione di tale opere olitore operantise. Né tanta diligentia il iustissimo Re di Pheaci Alcinoo monstroe circa la custodia degli sui horti olitorii, quanta quivi era observata, cum mirifico, et sedulo u iii