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si praesta. Mirai et uno di foetosissimo oliveto, et uno ficulno di tute le specie cum copioso provento. Et uno iucundissimo populno, et similmente uno di hippomelides cum le silique aegyptie cum la lachrymante Metropo, quale all’oraculo di Ammone stillante gummo ammonaco non si troverebbe. Gli quali arbusculi cum elegantissimo et artificiosissimo distributo et ordine. Il quale l’aspecto dil coelo quivi non desiderava, ma sencia repugnantia dilla natura omni cosa optimamente locata constava. Diqué essa ingeniosa natura quivi sé manifestamente accusava tute le delicie, che sparsamente per l’universo havea solertemente producto. Quivi congesticiamente, et cum praecipuo studio coniecturare si pole tuto essere creato. Era et il solo herbido et floreo et da surgenti, et umbrati fonti, di vitreo latice perlucidi, madente di aque suavissime più che dil Salmacide fonte. Et quivi non pativano il rigifero Arcto, né il nubigeno Noto, ma l’aire saluberrimo purgatissimo, et quam purissimo, et longe lucidissimo, liberamente ad gli ochii pervio, levissimo et coaequabile, et invariabile cum grande amoenitate, et apricitate moderata dil loco et dil coelo, che mai non patisce turbulenta alteratione, ma dissipato, et omni nubilo dispulso, esso coelo liquido monstrantise exclusi gli procaci venti, gli crepitanti Euri, il sibilante Aquilo, et la malignitate, et la aspritudine cum magno fragore dilla saeviente procella, et qualunque iniquitate di tempi, non subditi agli tumultuosi mutamenti di aque né alla frigida Libra. Ma omni cosa luculente riguardare si pole, et la optabile luce, laeti et pululanti nella statione dil lanoso Ariete siccante le vellere nello illuminoso et heracleo Phoebo existente, cum non caduco, ma perpetuo virore, celebrato da multiplice canto di ucelli, quale volitante nell’aire la galericola, et inseme la cantante luscinia, l’aire tuto cantando personavano. Allo extremo termino di questo semitertio di milliario tuto in silvule distributo verso il centro, perché una circumferentia di circulare figura è di tanto commenso, quanto sono tre diametri sui. Et tanto più quanto che in undeci partitione, deducto uno diametro, sono due portione. Dunque il diametro di questa voluptuosa insula praestavasi uno milliario adiuncte dille undeci partitione due. Ambiva una egregia clausura, di altitudine passi .viii. et di crassitudine pedale tanto condensamente foliosa, che minimo stipite non apparia, cum binate fenestre pervie, et ordinatamente ad gli opportuni lochi, et itione, inarcuava patente porte, facta et compactamente conducta di meli rancii di limonii, et citri, cum illustre virentia nelle mature folie, et di novelle fronde, degli primi et maturi fructi, et degli odoratissimi fiori dispersamente ornate, tanto più all’aspecto grato et spectatissimo, quanto che rarissimamente è usitato di essere concesso agli humani intuiti videre aequivalente factura. [t]