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dill’amplo mare fugitivi se accusano, et il sito suo sia montano, niente dimeno, quivi proceri et in cielo abeunti inseme interpositi ordinatamente gli fungosi et agaricii larici, overo larigni il foco renuenti, et a questi simili cum opportuna et grata collocatione dispositi. Molto spectabile subsequendo se offeriva et uno altro, ove era la iuglande, prima dicta diuglande, quivi cum non infesta umbra, et la persica et la basilica, overo molusca, et la Tarentina, non sencia sociale composito di coryli. Ceda quivi Avellano, et Preneste, et le pontice. Consortiva et ancora cum questi la impatiente Phyllis arborescente, la quale dete il nome phylla alli foglii, prima denominate petale. Essa florulenta offerivase, quale nello advento dil pigritante Demophonte, chiamata, et nuce graeca, et amygdala, et thasia. Non sencia maxima voluptate mirai, et una silvecula di nuce castanee cum il fructo di pungente echinato calice armato, quale mai a gli Sardi primo saritrouorono. Diqué, et per graeco vocabulo Sardiani balani furono chiamati. Agli quali poscia Balano il Divo Tiberio poi gli dete nome. Pensai sinceramente che a queste la parthenia gli cedeva meritamente la tarentina di facillima mundatura et la più facile balaniti, et più rotunda. Queste praestano et alle pure salariane, et alle laudate coreliane, et le coctive, et le tarentine et neapolitane, ove era ancora il sparto, overo miryca, o vero Aspalato. Erano dunque quivi et silvule et di nobilissimi cotonei, overo cydonei, et uno siliqueto, quale Cypri simigliante non produce, et di lente palme se offeriva uno denso palmeto di utilissime fronde cum cultrato mucrone, resistente, et non inclinabile nella sua summitate onerata confertissimamente dil suo polposo fructo. Non squallidi et piccioli quali la Libyca, né quali la interiore Syria produce gli sui dulci carioti. Ma molto più excellenti di magnitudine ancora, et di dolcecia, che Arabia et Babylonia non rendeno, era et uno pervenusto di mali Punici nobilissimi di tute le specie, dolci, acri, mixti, acidi, et vinosi. Agli quali non se compari, né gli Aegyptii, né gli Samii, né gli Cretensi, né gli Cyprii, et Apyrini, et Erythrococomi, et Leucocomi foecundissimi di fructi et balusti. Daposcia vidi uno gratissimo boschetto di lotho, overo agrifolio, faba Syriaca, ciceraso, overo melli, overo celti, cum molto più suave provento, che le syrtice et nasamone, quivi in tuto la Africa superata consta. Non mancava ancora et uno di paliuro cum rubente fructo al vino aemula di suavitate. Ceda quivi la Cyrenaica, et la interiore Africa, et ancora quella che circa il delubro di Hammone nasce, et uno di ambi gli mori, lo uno exprime nel fructo il funesto amore, et l’altro nutrimento alle nostre delitie