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quale tu voi parti per equa medietate, cum una punctura. Et a questo puncto obliquamente trahe una linea recta, verso la summitate suprema dil semidiametro, et a questo supremo puncto, supra questa praefata linea, dal semidiametro signa quanto è una quarta parte di tuto uno diametro. Poscia extendi una linea dal centro secando sopra la signatura alla circunferentia, sarà la divisione dilla figura decangula. Queste .XX. divisione erano per nobilissimi septi, diversamente cancellati cum opportune et conveniente laxatione marmorarie, di crassitudine bipollicaria tra mensurata locatione di pilastrelli perpolitule fabrefacti, di marmoro albente, et il reliquo rubicante luculentissimo, cumvestiti di varia voluptura di serpibile piante, una da l’altra excluse et separate. Nel medio dil septo patevano ad libella in ciascuno una porta, in apertura pedi septeni, alta nove fino al suo arcuare dil supremo convexo. Le quale cancellature et tale rumbee, et quadrule, et tale degenerate dal tetrangulo, et per altri bellissimi expressi. Serpivano quelle tale il periclymeno, altre iossamino alcune di convolvoli, tale di lupuli, et alcune di tanno, overo vite nigra altre di convolvolo, cum le campanule liliacee semiazurine, tale di tuto candido, alcune di momordica, diqué ciascuno era variato. Quale di flammula Iovis, di Smilace, la quale per amor dil formoso Croco, se fece Autophoros ornata di candido flore olente lilio cum sentoso folio et hederaceo, di vitilago, di viticula, cum in triquetro visicaria, cum il seme di albedine maculate, et di molti altri, che in sublime serpeno de la nominatione incogniti. In la prima diloricatione il nemore era daphnona, overo laureto, di multiplice lauri, quivi vidi la Delphica, la Cypria, la Mustace, cum maximo et albicante folio, et la silvestra, Cino, et la Regia, overo Bacchalia, la Taxa, la Spadonica, et Chamaedaphne, quale mai in monte Parnaso spectatissima, et Apolline gratissima. Nobilissimo munere ad gli Romani misso. Né tale la laurifera terra basoe Bruto, gratissima a Tiberio. Né tale vide Drusilla portata dall’albicante Galina. Né cusì facte naqueron dall’aurispico iuso nella villa degli Caesari plantate, ornamento triumphale, praecipuamente la Sterile. Vidi ancora et Daphnoide, overamente Pelasgo, overo Eutale ridolente Thure, né di tanta bella virentia perpetua fece la filiola di Peneo fiume. Dille foglie dilla quale Apolline solito fue, et la cithara, et la pharetra exornare. Ceda quivi dunque gli siculi monti aerii, et quanto ad gli dulcissimi fonti, et quanto ad la amenitate. Quantunque il formosissimo figliolo di Mercurio in quello cum Diana se oblectasse, gli quali non sono prescripti dalla ira dill’altissimo Iove, offerentise cusì grati a coprire la calva di Caesaro, cum peramenissimo solo immixti molti Comari.