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PERVENUTI LAETISSIMI ALLO OPTATISSIMO LOCO, LA DIGNA AMENITATE DIL QUALE ASSEVERA POLIPHILO DI PIANTE, HERBE, ET AVICULE, ET INQUILINI OPPORTUNAMENTE DISCRIVENDO. MA INPRIMA LA FORMA DILLA NAVICULA, ET COME NEL DESCENDERE DIL SIGNORE CUPIDINE DI RINCONTRO HONORABONDE MOLTE NYMPHE DOROPHORE MATURAMENTE SE APRESENTORONO.

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ELIFICANTE IL DIVINO PUERULO CUM le dispanse ale, non dal utre di Ulysse, ma da obsequiose, et rorifere aure filiole di Astreo, et dilla rosea Aurora impulse, di consenso unanimi, Polia, et io ritrovantise, accensi et praecipitatissimi di aviditate di pervenire al destinato termine, cum il maiore dilecto di amore, che unque humano senso il potesse sentire, né praecogitare, et meno divulgare. Il quale quantunque negli praecordii intimamente excessivo fusse. Niente dimeno più promptamente era dalla praesentia deifica vegetato, et da quelle facetissime Nymphe remigabonde, et dal dolcissimo cantare, et dalla mysteriosa forma dilla solida et inconcussa navicula, opportuno instrumento organizato d’amore, et dalla pretiosa materia et dalla dolceza et amoenitate dil loco. Et molto più dalla propinqua fiamma, che Polia cum eximia praestantia exuberantemente nel cremabile core spirava. Perché gli amorosi et praefulgentissimi ochii sui, per gli mei ad gli intimi praecordii fulguraticiamente delapsi, uno acerrimo incendio sediciosamente commovevano. Dal quale ustibile confervefacto, et prostratamente saucio, crebri singulti scaturivano. Non altramente che il coculo sopra l’ardente et excessivo foco per gli labii fora diffunde. Cusì né più né meno gli bullienti anheliti dal fervente core compulsi habondantemente subullivano, manifestantise risonanti, et gli importuni incendii cum la sola bellecia dilla mia venusta Polia ductrice aptamente mitigava. Ma che si fusse io uberrimamente experiva tanta voluptate, che io era totalmente absorpto et absumpto, quanto mai la lingua mia decentissima valesse adaptare ad tale expresso.

Finalmente laetissimi, gaudiosi et triumphanti all’insula extremamente desiderata, cum la nostra superba et remivaga exeres, non saburata, ma vacille. La quale di forma cusì era compacta. Di partitione quadripharia due erano consumate in la puppe, et nella