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tudine degli proceri corpi, quanto mai si potrebbe narrare. Lo imitato aemulo della natura, tanto propriamente expresso, che gli ochii inseme, cum li pedi affaticando, violentavano, mo ad una parte, mo ad l’altra avidamente discorrendo. Niente meno apparia negli vividi Caballi. Alcuni prosternati, alcuni cespitando corruenti. Molti vulnerati et percossi, indicavano la gratiosa vita efflare. Et malamente gli calcei sopra gli caduchi corpi firmantise, furibondi et effreni. Et gli Giganti proiecte le armature l’uno cum l’altro strictamente amplexabondi. Tali cum gli pedi retinuti nella subsolea traportati. Altri sotto gli corpi sui erano soppressamente calcati. Et chi cum li caballi saucii praecipitavano. Alcuni ad terra prostrati cum la parma resupini protegentise pugnavano. Molti cum Parazonii cincti et cum balctei ensati, et cum spathe antiquarie persice et multiplici instrumenti de mortale figuramento. La più parte pediti, cum teli et clypei confusamente pugnanti. Tali loricati, et galeati, cum variati apici insigniti, et altri nudi cum vivace core insultare indicando, intenti alla morte. Parte toracati, di varii et nobilissimi ornamenti militari decorati. Molti cum effigiato formidabile di exclamare. Alcuni di simulachro obstinato et furiale. Quanti erano per morire, cum filamento aemulario dilla natura, lo effecto exprimente, et altri defuncti, cum invise et multiplice machine bellice et loetale. Manifestavano gli robusti membri, et gli tuberati musculi, davano ad gli ochii de videre l’officio degli ossi, et le cavature, ove gli duri nervi trahevano. El quale conflicto et duello tanto spaventoso et horribile apparia, che diresti esso cruento et armipotente Marte ad essere per duello cum Porphyrione et Alcioneo, et la fuga, che heberon dal rudito asinino videre nella memoria soccorse. Queste tutte imagine oltra la naturale proceritate et statura excedevano, et di cataglypho la scalptura di illustrissimo marmoro collustrabile et il piano intervacuo di nigerrima petra introducto a venustate et gratia della albente petra, et a sublevamento dilla statuaria operatura, perfectamente extavano. Quivi dunque erano infiniti proceri corpi, ultimi conati, intenti acti, habiti toracali, et varia morte, cum ancipite victoria. Heu me gli spiriti fessi, et lo intellecto per tanta assidua varietate confuso, et gli sensi disordinati, non aptamente patiscono, non solum il tutto narrare, ma parte cum integritate di così depolita lithoglyphia exprimere non valeno.
Et dove poscia naque tanta iactantia, et tanta ardente libidine di choacervare coagmentando petre ad tanto congesto, cumulo, et fastigio. Et cum quale Veha? cum quali Geruli? et Sarraco? cum quali Rutuli violentato fusse tanta, et tale vastitate di saxi? Et sopra quale fultura commessi et confederati? Et sopra quale aggere di cementati rudimenti? Et di tanta immensitate dil altissimo Obelisco, et dilla immensa Pyramide? Che giamai Dinocrates al Magno Alexandro più iactabondo non proponi el mo-